La donna che ritorna: si evita il caso umano da fiction, ma solo grazie a Virna Lisi
La donna che ritorna è una fiction che spiega troppo, ma è adatta al pubblico di Raiuno
“La donna che ritorna” di Raiuno è una donna misteriosa, interpretata da una sempre brava Virna Lisi, capace di far intenerire lo spettatore di fronte ad un personaggio che non ricorda nulla del suo passato e che ha paura del suo futuro. La storia si sviluppa attraverso su due piani: quello della protagonista, appunto, e quello dell’Ispettore Leoni (Luca Bastianello), alle prese con il caso dell’omicidio di una modella russa.
La serie segue entrambe le vicende raccontandole senza fretta: far parlare il personaggio della Lisi dopo quasi venti minuti di messa in onda si rivela una mossa azzeccata, che incuriosisce ed aiuta ed entrare nella storia senza forzare troppo la mano, così come svelare l’evolversi del caso poliziesco attraverso i punti di vista dell’ispettore e della collega Roberta (Margherita Tamanti).
“La donna che ritorna” è una fiction…calma. Scene d’azione pari a zero, dialoghi piatti, recitazione abbastanza superficiale (fatta eccezione per la protagonista), musiche fuori posto che seguono poco l’evolversi delle vicende. Nonostante questi difetti, è una fiction adatta a Raiuno, o meglio, a quella fetta di pubblico che difficilmente si stacca dalla rete nazionale e che non vuole subire traumi dalla visione di una fiction di prima serata.
La donna che ritorna
La storia è infatti più che spiegata, con nulla lasciato sottinteso, senza dare al pathos lo spazio necessario per dare intensità alla trama. C’è poca fiducia verso il pubblico, si teme che possa non capire chi ha detto cosa, e si preferisce scandire bene non solo le parole ma anche chiarire i fatti ad ogni occasione possibile.
Questo non è un thriller che sa catturare l’attenzione, ma la trama nel complesso diventa interessante grazie allo spazio che viene dato alla vicenda personale della protagonista. La difficoltà di non ricordare nulla, la paura di andarsene con persone sconosciute, la rabbia di essere trattata come una bugiarda, rendono il personaggio della Lisi l’unico carico di tensione drammatica.
Così, l’aver unito il thriller dell’omicidio della modella al caso della donna che non ha memoria ha un doppio effetto. Da un lato, “La donna che ritorna” cerca di essere un thriller ma manca della passione necessaria a renderlo tale. Dall’altro, si vuole trovare la compassione dello spettatore attraverso l’interpretazione della Lisi, che riesce a non spingere troppo sulla dramaticità ed a evitare che la sua donna che non ricorda diventi un caso umano da fiction.