La cronaca in tv e il rischio di un romanzo noir senza fine
Le parole del direttore del day time Rai Angelo Mellone ai suoi collaboratori sull’argomento
Partiamo dal presupposto che un dolore grande come quello che ha provato Gino Cecchettin, i suoi figli e famigliari tutti, sia una cosa talmente grande da togliere letteralmente il fiato. Una bomba atomica che ti scoppia dentro. Ognuno esprime ed elabora il lutto come la propria sensibilità personale gli permette. Chi nella solitudine e nel silenzio delle proprie mura domestiche, chi invece parlandone ed esprimendone tutti i confini emozionali. Inutile e direi quasi oltraggioso giudicare il modus operandi di Gino Cecchettin di queste settimane.
Sia prima del macabro epilogo della storia della figlia Giulia, che dopo. L’ultima esposizione mediatica del padre della povera Giulia Cecchettin è avvenuta all’interno del programma Che tempo che fa. Una trasmissione questa che ha fatto della sua componente ibrida, fra cultura, cronaca, attualità, politica, sport e spettacolo, il suo segno distintivo. Non scopriamo certo da oggi il programma condotto da Fabio Fazio.
Qualcuno ha criticato la decisione di Gino Cecchettin di accettare l’invito di un programma come Che tempo che fa, per altro, come accennato in precedenza, in un modus operandi sotto il segno della continuità. Semmai andrebbe ricercato, in qualche modo, il perchè questa vicenda della povera Giulia, abbia attirato tutto questo interesse mediatico, pur non essendo essa unica, purtroppo, nel nostro paese. Diventa quindi necessaria, sempre di più, una riflessione condivisa di chi si occupa di cronaca nei media. Prima fra tutti, nonostante tutto, la televisione, sopratutto quella generalista. Che in qualche modo è la parte più in vista, ancora oggi, sopratutto da un pubblico più maturo. Che è la maggioranza del nostro paese. In una carovana mediatica che coinvolge sempre di più, naturalmente, anche il modo del web. Con i social network che, in quell’ambito, la fanno sempre più da padrone. Seppur meno numerosi del pubblico della tv generalista.
Una riflessione che resta sempre in primo piano e che coinvolge di più il servizio pubblico radiotelevisivo. In questo i programmi del day time sono quelli che per forza di cosa si devono confrontare maggiormente con i fatti della vita di tutti i giorni, compresi quelli terribili della cronaca nera. Dopo l’invito di qualche tempo fa, il direttore del day time Rai Angelo Mellone ha voluto condividere ancora alcune riflessioni circa “l’invadenza” nella tv di oggi, di questi casi. Sottolineando l’assoluta necessità di non dover cavalcare per forza situazioni che indubbiamente aiutano gli ascolti, ma che alla fine dei conti, risultano essere quasi come un elastico che più si tende, più renderà fragoroso e per certi versi doloroso, il suo ritorno al punto di partenza.
La necessità dunque è di raccontare queste storie, perchè questa è anche una delle missioni del servizio pubblico radiotelevisivo, senza la morbosità cui spesso vanno a scivolare certe scalette. Ecco le considerazioni che il direttore Angelo Mellone ha voluto condividere in queste ore con i suoi collaboratori:
Cari tutti,
condivido con voi alcune riflessioni legate alla morte della povera Giulia Cecchettin, al modo in cui questa tragedia è stata trasformata in un gigantesco racconto noir e, in particolare, alle polemiche seguite alla scelta del padre di Giulia di accettare l’invito in prima serata a una trasmissione televisiva della concorrenza.
Come sa chi mi conosce, non amo per nulla la trasformazione di eventi terribili e luttuosi nell’ennesimo capitolo di quel “romanzo nero” che tiene incollato il pubblico secondo i codici della morbosità, dell’ignoto, dello scavo nei sentimenti più torbidi, della violazione di quel minimo di privatezza e rispetto di cui ogni lutto, tanto più quelli legati a crimini efferati, ha diritto per essere elaborato e vissuto dai parenti delle vittime.
Ribadisco sempre che il nostro compito di dirigenti del servizio pubblico si deve posizionare sempre un metro prima di quel confine che divide il dovere della notizia dalla spettacolarizzazione e l’onestà del resoconto con l’immersione nelle pasture scandalistiche. Non so se in questi giorni ci siamo riusciti, ma la più parte di voi ci hanno provato, anche governando la tentazione a guardare più le curve di ascolto che i codici etici, e ringrazio per il lavoro fatto.
Vi prego di continuare a monitorare con grande attenzione la qualità e il modo narrativo della trasmissioni della Direzione che da voi dipendono direttamente. Ricordiamoci sempre che il compito del servizio pubblico è informare, anzitutto, e non bombardare di carica emotiva il pubblico.
Angelo Mellone