Home Notizie La Corrida 2019, il musicista tafazzista e l’eredità del suonatore di ascelle…

La Corrida 2019, il musicista tafazzista e l’eredità del suonatore di ascelle…

Tra i protagonisti della seconda puntata un ‘musicista’ che potrebbe essere il vero erede del suonatore di ascelle dell’era corradiana.

pubblicato 29 Marzo 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 22:19

La Corrida 2019 sta spingendo sul pedale del ‘disagio’ nella composizione del suo cast: si ha la sensazione che siano sempre meno i ‘dilettanti’ puri, coloro che hanno un talento – per quanto particolare – e lo presentano al pubblico. Rispetto alle versioni storiche, i concorrenti del 2019 sono spesso noti nei territori da cui provengono, animatori di quelle ‘serate di piazza’ – se non proprio feste – cui il programma sembra ispirarsi ancora di più in questa versione anni ’10.

Tra i concorrenti della puntata del 29 marzo 2019 si distingue per una certa creatività Albino Rizzo, 74 anni, che suona uno strumento da lui inventato: trattasi di un mestolo legato a un elastrico che avvolge le gambe e che si solleva con un leggero piegamento delle ginocchia, colpendo un coperchio messo a tutela delle parti basse. Una forma di percussione con cui tiene il tempo. Diciamo che non è proprio uno strumento da cene regali, ma ha un suo spirito e finisce per essere forse il miglior erede di un indimenticabile momento della Corrida che fu, quello del suonatore di ascelle, ‘disciplina’ che pure fu replicata nella scorsa stagione ma senza raggiungere le vette di artisticità dell’originale. Un momento da teche, impreziosito dall’ironia e dalla goliardia di Corrado e Pregadio.

Albino sembra essere il vero prosecutore di quella tradizione goliardica propria del format, sin dalle sue origini: un’arte antica, ormai in disuso, che non sembra possedere neanche più il pubblico, che fischia, padella ed elimina il buon Albino.

Sarà l’età, ma ho la sensazione che quella raffinatezza ‘popolare’ e quella goliardia nella costruzione del programma si sia un po’ persa. Sarà anche per un casting che ha troppo a cuore le ‘back stories’ e un po’ meno i ‘talenti’ e lo spirito con cui si raggiunge quel palco. Un pizzico più grossolano, insomma, per pubblico e per costruzione: ma si sa, quando si è piccoli tutto sembra più bello. Forse.