La Compagnia del Cigno 2, la contemporaneità si riflette (ancora una volta) nelle idee di Cotroneo
La seconda stagione mostra come la serie voglia maturare, mantenendo intatti però alcuni punti fermi nel racconto
Fonte: Sara Petraglia
Uguale ma differente: uguale nel cast, nel formato, nelle intenzioni; differente nei toni, nella volontà di fare un vero passo avanti nella narrazione e non girare intorno a quanto ha funzionato nella prima stagione. La Compagnia del Cigno 2 si conferma così la serie tv più contemporanea di Raiuno, ma conferma anche la capacità di Ivan Cotroneo di guardare oltre il semplice racconto per restituire tramite la sua fantasia la contemporaneità della nostra Italia sul piccolo schermo.
L’amicizia e l’amore, i colori cambiano
Entrambi, amicizie ed amore, in questa stagione maturano: e per farlo, Cotroneo attribuisce alla sua regia dei colori più cupi. Non si parla di tristezza, sia chiaro: l’ironia intelligente dei due sceneggiatori resta una delle cifre con cui si divertono a punteggiare il racconto. C’è, però, la volontà di sottolineare come la serie voglia crescere di pari passo con i suoi protagonisti, abbandonando più spesso le tonalità della spensieratezza del debutto ed affidarsi, rischiando, ad una costruzione rivolta maggiormente alla dimensione del drama piuttosto che del dramedy.
Questo è il motivo principale per cui La Compagnia del Cigno 2 varia rispetto alla prima stagione, mettendo alla prova il pubblico stesso con una produzione più ambiziosa. A dimostrarlo anche il cast corale della serie, confermato quasi tutto anche nei nuovi episodi e che formano una quantità di storyline secondarie che ci portano al punto successivo della nostra riflessione.
Il contemporaneo italiano che si fa serie
“Non raccontiamo la cronaca, ma l’attualità”: le parole usate da Cotroneo durante l’incontro con la stampa ben descrivono il suo lavoro, non solo in questa produzione ma in tutte quelle a cui ha lavorato. Forte della sua passione per la serialità internazionale da cui spesso trae ispirazione (in questo caso il riferimento non possono non essere Glee e Mozart in the Jungle), Cotroneo nel corso degli anni ha affinato il suo interesse nello sfruttare a vantaggio del proprio racconto il mondo che lo circonda.
A differenza di altre fiction che scimmiottano i linguaggi delle serie straniere, le sue serie prendono esempio, sì, ma poi restano con i piedi per terra, la nostra terra. E così, come scritto in apertura, La Compagnia del Cigno ci offre lo spaccato di un’Italia fatta di giovani che lavorano sodo per il loro futuro, di una generazione in cerca del proprio posto, ma anche di macrotemi che in fin dei conti riguardano tutti noi.
Una caratteristica che rende questa serie qualcosa di più di una semplice produzione rivolta ai più giovani: la struttura è tale per cui più target possano essere presi di mira, facendo così di questo lavoro qualcosa di contemporaneo, ma anche di estremamente generalista ed accessibile.
Una Compagnia da seguire
Insomma, tutte queste argomentazioni ci portano a dire che sì, La Compagnia del Cigno 2 merita di essere vista. Merita per il suo sguardo speranzoso verso un mondo in cui la scuola è (e sarà) nuovamente totalmente in presenza; per la sua capacità di non dimenticarsi di saper stuzzicare il pubblico al punto giusto; per essere italiana pur con un’ambizione rivolta all’internazionale.
Una boccata d’aria fresca per la fiction Rai, che in questi ha ripiegato un po’ troppo sul poliziesco e sul familiare “vecchio stampo” e che, invece, ora ritrova la sua forza di saper raccontare l’Italia uscendo dal recinto delle certezze.