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La Clinica per rinascere, “un programma di servizio pubblico”

Questa la definizione che dà del programma Cristiana Mastropietro, CCO di Pesci Combattenti.

pubblicato 7 Maggio 2018 aggiornato 1 Settembre 2020 00:53

Debutta questa sera, lunedì 7 maggio, La Clinica per Rinascere – Caserta Obesity Center, in onda nel prime time di Real Time, docureality prodotto da Endemol Shine Italy con la partecipazione di Pesci Combattenti. Un format originale, in 6 puntate da un’ora, che ruota intorno alla figura del chirurgo Cristiano Giardiello, direttore del Dipartimento di Chirurgia del Pineta Grande Hospital di Castelvolturno, in provincia di Caserta, centro di eccellenza per il trattamento dell’obesità grave.

Un format originale non solo per il trattamento del makeover estremo, tema caro alla programmazione Discovery (e il pensiero corre a Vite al Limite), ma soprattutto perché il programma ruota intorno alla figura del Dott. Giardiello,

“un uomo straordinario, cui i pazienti affidano la propria vita, un artista in sala operatoria, un mix esplosivo di grande professionalità e di straordinaria umanità “

ci racconta, entusiasta Cristiana Mastropietro, CCO di Pesci Combattenti, società di produzione che ha collaborato con Endemol realizzando le sei puntate del format.

Per noi è un programma di servizio pubblico: i dati sull’obesità in Italia stanno raggiungendo livelli da emergenza sanitaria. Quello che tutti noi speriamo che questo programma faccia luce su un fenomeno che non va sottovalutato, che è sempre più serio e grave, e per dare speranza alle persone, perché l’obesità è una prigione”

ci dice la Mastropietro che sottolinea l’importanza di un tema sempre più centrale nel dibattito sulla sanità pubblica, aggiungendo di quanto sia sottostimato il rischio stesso dell’obesità:

“Non ci si rende conto quanto l’obesità sia un rischio per la vita: spesso si associa l’obesità alla ‘comicità’, ma non c’è nulla di comico nel non poter vivere come si vorrebbe, nel non poter giocare con i figli, nel non potersi muovere. L’obesità è una malattia, che ha diverse fasi, ma che alla fine diventa una forma di disabilità. Non è più un problema ‘estetico’, ma una questione di sopravvivenza.  Per i pazienti della clinica Pineta Grande il percorso del prof. Giardiello è proprio un percorso di rinascita ed è per questo che è stato scelto questo titolo”.

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Sei protagonisti, dunque, ciascuno raccontato in una diversa puntata e ciascuno intenzionato a cambiare la propria vita: tre uomini e tre donne che hanno accettato di mostrarsi alle telecamere anche nei momenti di maggiore vulnerabilità, come spiega la CCO di Pesci:

“Con Endemol abbiamo cercato storie diverse, con diversi pregressi e anche diversi obiettivi, perché non si tratta solo di perdere peso: le motivazioni per cui si decide di rinascere possono essere le più disparate, anche se poi in fondo l’obiettivo è riprendere a vivere, riprendere quello che si è perso, come camminare, ballare, prendere in braccio il proprio figlio. Ci si adatta piano piano a una condizione che a un certo punto sfugge di mano: all’aumento di peso ci si adatta, quasi senza accorgersene.  A un certo punto può scattare la motivazione a cambiare, magari quando ci si rende conto di tutto quello che si è perso, che si è lasciato indietro”.

E’ un percorso lungo e impegnativo, che richiede soprattutto la volontà di affrontarlo:

“Se vuoi, ce la fai, ma devi volerlo tu, nessuno può affrontare tutto questo al posto tuo. Ecco perché, al netto delle situazioni patologiche che vengono raccontate nel programma, il pubblico a casa si può identificare con l’esperienza dei protagonisti. E’ il riemergere da un abisso e di abissi ce ne sono di tanti tipi”.

Da soli non ci si salva, ma se non vuoi salvarti nessuno può farlo al posto tuo“, è un po’ il messaggio che permea il racconto. E i protagonisti non sono soli. Non lo sono in clinica, perché a seguirli c’è uno staff composto dal chirurgo Giardiello, affiancato da una dietologa e una psicoterapeuta, essenziale per accompagnare i pazienti nella rinascita, per  aiutarli nei momenti di sconforto. Ma l’equipe lavora anche come un team investigativo, alla ricerca delle cause della malattia e dei modi migliori per sconfiggerla, come spiega la Mastropietro:

“L’aspetto psicologico è fondamentale: nel racconto della vita passata si cerca la ragione profonda del perché a un certo punto ci si lascia andare, si ‘sceglie’ più o meno consapevolmente di circondarsi di grasso, che diventa come una barriera dal mondo esterno, una difesa”.

Il linguaggio è quello della docu: i protagonisti sono stati seguiti per mesi ed è stato documentato quello che è accaduto, nel bene e nel male, nei successi e nelle cadute. Bisogna essere ammessi all’intervento di riduzione dello stomaco, bisogna iniziare una dieta per ridurre il peso estremo, altrimenti non è possibile operare, c’è l’attesa delle famiglie: “L’intervento è lo snodo narrativo, ma bisogna arrivarci ed è solo il punto di inizio di una vita nuova”, da reinventare, sottolinea la Mastropietro.

La peculiarità che rende il tutto ancora più originale è il contesto, quello di Castelvolturno, che di per sé ha una storia, oltre ad accogliere quelle dei protagonisti, tutti campani e tutti legati al loro territorio. E così le loro famiglie e le loro vicende pregresse entrano a far parte del programma, regalando anche spaccati di vita vissuta. Il tutto condito dalla ‘Campania way of life”, che la Mastropietro racconta come la “straordinaria naturalezza con cui i protagonisti si sono raccontati e ti accolgono nelle loro vite, nelle loro famiglie, nelle loro storie“.

Ma è soprattutto il rendere un territorio solitamente rappresentato come ‘feudo di Camorra’ a rappresentare in sé una ‘novità’:

“La Clinica Pineta Grande è un’eccellenza nazionale. Raccontare una provincia di Caserta diversa è possibile. Non releghiamo il Sud al folklore!  – è l’esortazione della Mastropietro – E’ una cosa che trovo profondamente ingiusta. Manteniamo le specificità di ciascun territorio, e quello campano offre sicuramente un mix brillante di emozioni e di freschezza, ma senza stereotipi, anzi capovolgendoli. Perché anche al Sud ci sono centri medici di eccellenza, professionali, ai quali ci si può affidare con fiducia, come hanno fatto i nostri protagonisti”.

 

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