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La Cassazione: “limitare le presenze tv dei diffamatori”

In Italia, si sa, le sentenze di Cassazione spesso affermano punti di vista “particolari” che suscitano polemiche e scatenano fraintendimenti. Un esempio su tutte la sentenza numero 1636 del 1999 che riteneva “conseziente” un rapporto sessuale se la donna, che sosteneva di essere stata violenta, indossava in quella situazione dei jeans molto attillati “impossibili da

25 Gennaio 2008 04:03

In Italia, si sa, le sentenze di Cassazione spesso affermano punti di vista “particolari” che suscitano polemiche e scatenano fraintendimenti. Un esempio su tutte la sentenza numero 1636 del 1999 che riteneva “conseziente” un rapporto sessuale se la donna, che sosteneva di essere stata violenta, indossava in quella situazione dei jeans molto attillati “impossibili da sfilare senza la collaborazione della presunta vittima“.

Questa volta la Suprema Corte entra nel merito dei comportamenti diffamatori perpetrati in televisione: devono essere le tv e i giornalisti a non invitare quei soggetti che hanno l’abitudine di diffamare soggetti terzi quando sono intervistati. In una televisione come la nostra resterebbero probabilmente vuoti i 2/3 dei “salotti” dediti alle discussioni su qualsiasi tema, discussioni che sulle nostre reti sono caratterizzati con preoccupante frequenza da urla, insulti e colpi bassi.

Per restare alle parole redatte dagli “ermellini”:

se non puo’ essere richiesta adeguata diligenza ‘in vigilando’ deve pur essere richiesta una qualche attenzione ‘in eligendo’, nel senso che, nella scelta del soggetto da intervistare, dovra’ essere adottata una qualche cautela, che valga, sempre comunque entro i limiti del diritto-dovere di informare, a evitare di dare la parola a persone che prevedibilmente ne approfitteranno per commettere reati, non rispettando i limiti del diritto di cronaca.

Siamo di fronte ad una “buona regola” per la comunicazione televisiva oppure ad un’arma impropria consegnata nelle mani dei vari Direttori di Tg e conduttori che potranno decidere di far riferimento alla sentenza per censurare e bloccare di volta in volta la presenza di ospiti “scomodi” e non graditi?