La Casa di Carta 4, la recensione in anteprima Blogo della quarta parte
La recensione in anteprima Blogo della quarta parte de La Casa di Carta, la serie tv spagnola diventata un vero e proprio fenomeno disponibile su Netflix dal 3 aprile 2020
“L’unica cosa che uscirà il 3 aprile è La Casa di Carta”: il meme con il Presidente del Consiglio che pronuncia questa frase è abbastanza indicativo di quanto, per i fan della serie spagnola Netflix, il 3 aprile 2020 sia stata una data attesa già da qualche mese. Il giorno è finalmente arrivato: la quarta parte è disponibile sulla piattaforma, pronta a riprendere proprio là da dove si era conclusa la terza.
La guerra è iniziata (e canta italiano)
Nessun salto temporale, quindi: la banda è ancora alle prese con la grave ferita infera a Nairobi (Alba Flores), ora in punto di morte. Toccherà a Tokyo (Úrsula Corberó) prendere in mano la situazione e cercare, da una parte, di salvare la vita dell’amica, e dall’altra di tenere le redini del piano.
Il Professore (Álvaro Morte), infatti, è sconvolto di fronte alla morte di Raquel/Lisbona (Itziar Ituño): non sa, però, che la Polizia gli ha solo fatto credere di averla uccisa. La donne è viva, ed ora è nelle mani di Alicia (Najwa Nimri), che sa di avere un’importante carta da giocarsi in quella che è diventata una vera e propria guerra. Ma Raquel cederà? Non mancheranno le tentazioni per la new entry della banda, considerato che a casa ha una figlia che l’attende
La nuova (o confermata?) leadership di Tokyo mette in crisi Palermo (Rodrigo de la Serna), che potrebbe rivelarsi un nemico all’interno del gruppo. Quest’ultimo, intanto, deve anche occuparsi di continuare a prelevare l’oro della Zecca di Stato: l’unico modo, assicura il Professore, per potersi garantire la fuga da quella che è diventata una situazione ormai impossibile da gestire.
Un presente che sarà affiancato, anche questa volta, dai flashback del “prima” della rapina, che ci riporterà ancora in Italia. Il legame con il nostro Paese è sempre più forte, come dimostrano alcune citazioni musicali che siamo sicuri diventeranno cult.
La liturgia di una rapina
La Casa di Carta funziona quando, oltre alla rapina, s’innescano una serie di eventi ad essa legati ma al tempo stesso capaci di far uscire il racconto da dei binari prestabiliti. Questo modo di intendere un racconto che spesso e volentieri esagera e diventa “troppo”, ma che riesce sempre e comunque a tenere incollato il pubblico, fa parte ormai del Dna della serie di Álex Pina.
Una sorta di liturgia, quella proposta nelle varie parti dello show, a cui non si può più rinunciare: La Casa di Carta, partita come serie d’azione ma con uno sguardo verso i buoni sentimenti, per restare in vita ha dovuto reinventarsi, aumentando la sua componente sovversiva ma non rinunciando mai alla coerenza dei propri personaggi.
Sebbene le quattro parti proposte raccontino due colpi differenti, la sensazione è che i protagonisti de La Casa di Carta siano barricati con degli ostaggi ormai da anni: cambiano i ruoli secondari, cambiano gli obiettivi e le strategia, ma il marchio di fabbrica resta sempre quello.
La formula, fino ad adesso, funziona. Anche questa parte farà felici i fan della serie tv non in lingua inglese più amata di Netflix, ma resta un dubbio: fin quando questa liturgia potrà essere proposta senza risultare stancante? Al momento il rischio non sembra esserci, ma le serie tv, si sa, invecchiano velocemente.