La Casa di Carta 3, la recensione dei primi due episodi
La casa di carta, terza parte: la recensione dei primi due episodi
Tokyo: “Vuol dire che faremo un bel casino?”
Professore: “Un casino mai fatto finora”.
Questo lo scambio di battute tra Tokyo e il Professore, nel trailer della terza parte di “La casa di carta” (recuperalo qui sopra). E, dalle prime due puntate, viste in anteprima durante la presentazione della serie tv a Milano, le premesse (e le conferme) ci sono tutte. Ma facciamo un passo indietro.
La casa di carta è la serie -in lingua non inglese- più vista al mondo, su Netflix. Questo è il dato, più volte sottolineato, che indica il successo internazionale della serie tv. Inizialmente prodotta e trasmessa da Antena 3, La casa di carta è stata ideata e pensata come una storia con un inizio e una chiara fine. Nessun colpo di scena nel finale, con tutte le vicende e le sorti dei protagonisti ben chiare. E così, infatti, doveva essere. Lo confermano anche alcuni attori protagonisti della serie tv, presenti a Milano: Ursula Corberò (Tokyo), Miguel Herran (Rio), Jaime Lorente (Denver), Esther Acebo (Stoccolma) e Luka Peros (Marsiglia).
Poi, però, quando è esplosa la febbre su “La casa di carta” (grazie a Netflix) e l’attenzione non è calata col passare dei mesi, ecco arrivare la terza parte di questa storia che riapre uno scenario completamente nuovo per permettere un seguito.
La casa di carta, terza parte, cosa succede?
Vi avverto, attenzione agli spoiler, adesso…
La casa di carta 3 riprende le fila da dove eravamo rimasti, raccontando gli eventi di un paio di anni. Dopo il colpo, con l’arrivo della banda nelle acque internazionali, il gruppo si separa (a 2 a 2). Ognuno avrà un luogo ben preciso nel quale nascondersi e passare –ricco, ricchissimo– il resto della sua vita. Helsinki e Nairobi sono impegnati a fare feste e godersi la vita, Denver e Stoccolma (aka Monica) si sono sposati e sono diventati genitori (del figlio che lei aspettava dall’ex amante direttore di banca, Arturito), il Professore è con la sua amata Raquel, Tokyo e Rio sono, insieme, su una sperdutissima isola semi deserta. Ma, proprio loro due, danno inizio al caos al centro della terza parte.
Tokyo è insoddisfatta, annoiata da due anni passati su un’isola, tra nuotate e amore con il suo Rio. E così, un giorno, confessa di volersene andare, di voversi ritrovare, di avere bisogno di mordere la vita e fare esperienze. I due si lasciano, lei parte ma, prima di dirsi “arrivederci” con un lungo bacio, ecco arrivare l’idea di Rio. Consegna alla ragazza due cellulari comprati in un mercato nero qualche tempo prima, impossibili da rintracciare. Si danno appuntamento telefonico qualche giorno dopo, orario incluso. I giorni passano, Tokyo si diverte e se la spassa. Rio la chiama e, in quel preciso momento, il piano crolla. Prieto, colonnello a capo dei servizi segreti, viene avvertito dal suo staff. I cellulari sono stati rintracciati. In pochi minuti, le squadre entrano in azione per catturare Tokyo e Rio, ignari del pericolo. Una volta resosi conto dell’arrivo dei servizi segreti -via mare- Rio capisce di non avere scampo, sull’isolotto in cui si trova. Rio, invece, come una moderna Lara Croft 2.0, riesce a seminare tutti e contatta un numero, in caso di estreme emergenze. Viene portata dal professore e lì, i due, capiscono che Rio è stato arrestato e devono intervenire. Viene convocata nuovamente tutta la banda. E presto si rendono conto di una cosa ben più grave: la notizia dell’arresto di Rio non è stata resa nota alla stampa. Il rischio (confermato…) è che il ragazzo possa essere stato sequestrato e che stiano torturandolo per avere informazioni. Serve, quindi, un nuovo colpo che possa attirare l’attenzione dei media e del popolo… E proprio un nuovo colpo, ancora più rischioso e spettacolare, è pronto ad essere messo in atto…
Questo l’incipit che assicura un nuovo capitolo alla storia. Se il primo episodio ritrova i personaggi due anni dopo, creando la trama per questa reunion/interazione, il secondo non lesina con la spettacolarità. Esplosioni, una cura attenta che strizza l’occhio alla ben nota “americanata” a livello di show ed effetti speciali. Parte subito pigiando sull’acceleratore, senza mai abbandonare i classici flashback che hanno caratterizzato la precedente storia (Berlino incluso insieme a nuovi personaggi). C’è un grande budget, c’è la voglia di fare casino (cit. iniziale) e il timore, condiviso da diversi fan, è che una terza parte fosse eccessiva, evitabile, rischiosa. E’ ancora presto per dirlo, non si può, in un paio di puntate, tracciare la somma di una intera stagione. Ma è evidente la necessaria abilità per non far apparire “tirata” la nuova trama di questa storia.
I personaggi sono sempre quelli amatissimi dal grande pubblico ma, anche per loro, è arrivato il tempo di maturare, di diventare grandi. L’amore adolescenziale e passionale tra Tokyo e Rio si trasforma e conosce quella crisi che, bene o male, attraversa tutti i rapporti ed è inevitabile. Denver resta sempre lui ma è genitore, è entusiasta della sua vita, della sua amato Monica e del loro figlio (ma attenzione, perché Arturito è vivo e più in forma che mai…). Se nelle prime due parti di “La casa di carta”, lo scopo era quello di arricchirsi, in questa terza parte, c’è il ritorno in campo per un amico (o l’amato dato per scontato, per Rio) tra dubbi e qualche perplessità. Ma il senso di banda, di famiglia, di persone che si vogliono bene dopo essersi conosciuti in una esperienza intensa come quella nella Zecca di Stato, ha la meglio. E si è pronti ad affrontare nuovamente il pericolo, mettendo a rischio tutto quello che si è riusciti ad avere (denaro e libertà).
Lo show può avere (ancora una volta) inizio. Lo spettacolo è assicurato. Sulla trama, invece, lo capiremo solo al termine di questa terza parte…