L’aria che tira 2022: tutto cambia perché nulla cambi
Al via la dodicesima edizione de L’aria che tira nel segno della continuità e nel mezzo del rush finale per le elezioni del 25 settembre.
Tutto cambia, ma L’aria che tira no. La nuova edizione condotta da Myrta Merlino riprende il filo del racconto lasciato dalla versione estiva portata avanti da Francesco Magnani. Brocca d’acqua fresca, tazza loggata e occhiale in mano ritroviamo la conduttrice sulla sua postazione seduta al suo tavolo con i suoi oggetti chiave, caratteristiche che hanno aiutato a dare l’impronta “Merlino pop” al programma sin dalla sua prima edizione.
“Sarà un settembre de fuego” dice ad Andrea Pancani durante la finestra in collegamento con Coffee Break e, in effetti, presentarsi a 20 giorni dal voto (che la realtà aumentata non manchi) e nel pieno della campagna elettorale costituisce per questo programma un importante passaggio nella narrazione dei movimenti politici sempre più in fibrillazione alla vigilia dell’evento.
D’altronde La7 è a tutti gli effetti il condominio della politica in cui molti protagonisti si incrociano e battagliano, L’aria che tira è una delle piazze del condominio, Myrta Merlino la sua amministratrice.
Riapre le porte presentandosi al pubblico sulle note di “People have the power” con la promessa di riportare in primo piano i problemi della gente “più interessata a come pagare le bollette domani che da chi ha provocato il disastro, ormai quello c’è stato“. Peccato che la campagna incombe e i toni si sa, non sono certamente quelli del bon ton in questi casi, bensì quelli che sfiorano l’atmosfera da mercato. I nervi scoperti sono facili da trovare quando due esponenti di forze politiche l’uno nemico all’altro si trovano nello stesso posto.
E così rieccoci alla solita tiritera dello scambio di accuse su chi ha combinato cosa, su leggi sbagliate approvate da tizio ed errori madornali dell’altro. Merlino gestisce il tutto con buona padronanza, ma spesso lascia campo aperto ai match che solleticano e movimentano il dibattito in studio.
Daniela Santanché presa in contropiede da Alan Friedman e Marco Furfaro (PD) si scalda pure troppo avvicinandosi pericolosamente all’abbandono anticipato: “Lascio parlare voi” ma arriva in tempo a conclusione del talk rallegrato (e menomale) da Renato Manheimer: “Ho bevuto un sorsino di grappa e mi son tirato su“.
Al centro del primo appuntamento c’è in primis il punto della situazione sulla campagna elettorale e il caro bollette che preme su Andreina che gestisce il suo bar dal 1909, la sua storia diventa la storia di tanti imprenditori e gestori alle prese con gli aumenti vertiginosi. Andreina rischia di chiudere il suo locale se non si trova una soluzione all’emorragia dei rialzi. A lei non interessano i litigi, preferisce avere risposte per il suo futuro e lo fa mostrando alla camera le bollette salate ricevute per tutto il tempo del suo intervento nel programma.
La prima ora e mezza dunque resta saldamente al dibattito, la seconda parte invece è totalmente dedicata alle interviste dirette ai leader di partito (nella prima puntata Carlo Calenda) con una breve parentesi sul tempo che farà con un fuoriclasse della meteorologia, Paolo Sottocorona. Un po’ bastone e un po’ carota, Myrta Merlino concentra gli ultimi 30 minuti nel format più semplice: domanda e risposta. E’ sola con il suo ospite, seduti sulle poltrone.
Niente pubblico in studio a differenza di altri programmi de La7 e nessuna domanda esterna, il politico di turno spiega le sue ragioni per votarlo e risponde alle eventuali provocazioni della Merlino che parrebbe non fare sconti a nessuno.
L’aria che tira dunque non cambia di una virgola la sua essenza, come non cambia nemmeno lo studio (per questo magari uno restyling sarebbe cosa giusta), scompare dal programma lo stacco di “Mambo Italiano” e compare Prisencolinensinainciusol come ad assecondare metaforicamente il testo del brano alla situazione in Italia, oggi: non si capisce niente.