L’Amica Geniale 3, quel cambio di respiro necessario conferma la serie come una delle migliori in circolazione: la recensione
Elena e Lila sono cresciute, ed anche la serie deve cambiare: l’intreccio tra narrazione e realtà storica rende il tutto più complesso, ma affascinante
Chi ha letto i quattro libri di Elena Ferrante che compongono la saga de L’Amica Geniale, ma ormai anche chi si è appassionato alla serie tv omonima, ha capito che questa, più che una semplice storia, è un viaggio. Di due ragazze, ma anche di un Paese che con loro cresce e scopre. Diventa ancora più evidente durante L’Amica Geniale 3: l’allontanamento dal rione in cui sono cresciute Elena (Margherita Mazzucco) e Lila (Gaia Girace) indica proprio quell’apertura al mondo che la serie stessa, ora, deve affrontare.
Delle tre stagioni finora prodotte (ce ne sarà inevitabilmente una quarta ed ultima, tratta dal quarto romanzo dell’autrice), questa è la più politica e sociale, e dunque quella che deve fare maggiormente i conti con il contesto storico attraversato. Perché se fin tanto che le due protagoniste frequentavano scuola e rione il mondo esterno era appunto tale e quindi restava un orizzonte lontano. Ora che sono cresciute e sono giovani donne, future spose o già madri, le cose sono inevitabilmente cambiate.
Così come nei libri, anche la serie deve cambiare respiro, aprirsi di più a quell’Italia che circonda i personaggi, senza potersi più voltare dall’altra parte. La sfida più grande di questa terza stagione sta proprio nel riuscire a far integrare una nuova realtà in quella a cui il pubblico si è affezionato per due stagioni.
I primi due episodi (in anteprima su RaiPlay prima della messa in onda televisiva) ci confermano quanto il progetto de L’Amica Geniale sia uno dei più affascinanti del panorama televisivo italiano. Fin dal coraggio da parte del nuovo regista della serie Daniele Luchetti (Saverio Costanzo è rimasto alla sceneggiatura) di confermare il giovane cast, ora alle prese con personaggi in fase di transizione dall’età giovanile a quella adulta.
Mazzucco, Girace e gli altri attori non hanno evidentemente il bagaglio esperienziale che invece iniziano ad avere i loro personaggi, eppure il lavoro che fanno è sempre molto coerente con il percorso svolto negli episodi precedenti. Come accennato, è un intreccio non facile da mettere in scena, ma che la forza dell’impianto produttivo internazionale della serie (ricordiamoci che dietro c’è anche la Hbo) riesce a portare a casa. In altre parole: sì, L’Amica Geniale resta una di quelle serie tv imperdibili ed orgogliosamente italiane.
Una serie che nel suo parlare di passato, si rivolge prepotentemente al presente nei temi e nei ruoli: la necessità di darsi una mossa da parte dei più giovani, la volontà delle donne di prendere voce in capitolo ed il contrasto tra una classe sociale evidentemente stanca ed un’altra che invece ha fame di futuro sono lo specchio di un’Italia contemporanea che sta cercando la direzione verso cui muoversi.