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Kostas serie tv, recensione: Rai 1 chiama, il giallo risponde (anche dalla Grecia). Per Fresi occasione meritata

Kostas ha le carte in regola per la fiction gialla di Rai 1, forse troppo: poco audace, si fa vedere senza sobbalzi. Ma fa piacere vedere Stefano Fresi finalmente alla guida assoluta di un progetto

pubblicato 12 Settembre 2024 aggiornato 13 Settembre 2024 09:09

Al primo annuncio, Kostas era stato indicato come serie tv destinata a Rai 2. Poi, la decisione di spostarlo su Rai 1 (ma sempre su RaiPlay): un po’ perché, probabilmente, avere un titolo in più sull’ammiraglia consente alla Rai di avere maggiori serate occupare da produzioni originali, sempre utili per invogliare gli investitori; un po’, però, anche perché Kostas non ha nulla del Dna di Rai 2. Piuttosto, qui siamo dalle parti del giallo duro e puro, un vero toccasana per il pubblico della rete generalista per eccellenza.

Kostas, la recensione della serie tv

Il Kostas messo in scena da Palomar vuole essere vicino e lontano ai romanzi di Petros Markaris (protagonista di un simpatico cameo nel primo episodio, nei panni di sè stesso) da cui sono tratti. Per essergli vicini, la produzione ha girato ad Atene, non ha cambiato nome ai personaggi, ha mantenuto quello strato di cultura greca che ci regala un contesto differente da quello a cui la nostra fiction ci ha abituato.

Al tempo stesso, però, proprio questa decisione deve affrontare quella, totalmente opposta, di portare un po’ di Italia nel racconto, tramite il cast principale e, più banalmente, l’uso della lingua italiana. Difficile, d’altra parte, girare tutto in greco con attori greci sconosciuti al pubblico nostrano, cosa che sarebbe servita poco a nulla per un progetto che è potuto andare in porto proprio grazie a questa insolita commistione.

I telespettatori, più o meno inconsapevolmente, accettano questo tradimento, in una sorta di sospensione dell’incredulità che di tanto in tanto emerge (come quando in casa del protagonista la tv è accesa e si sente un programma in lingua greca), ma poi torna a nascondersi per lasciare spazio alla storia.

Perché Kostas, se ha un merito, è quello di riuscire a costruire un giallo che non propone nulla di audace o sperimentale, ma riesce ad arrivare dritto al punto in maniera semplice e diretta. Qui sta il merito degli sceneggiatori e della produzione, quella Palomar che ha saputo costruirsi in questi anni una reputazione nel genere, offrendo al pubblico storie la cui complessità va di pari passo con la volontà di garantirsi la fedeltà del pubblico, senza strafare.

E Kostas non esagera: si raccolgono prove, testimonianze, certezze. Il percorso si arricchisce grazie a un elemento fondamentale, che nulla ha a che fare con il racconto in sé, ovvero la presenza di Stefano Fresi. Per l’attore romano questa è, di fatto, la sua prima serie da protagonista assoluto.

A lui si chiede di reggere l’equilibrio tra morbidezza e durezza che permea la serie, a lui si chiede di offrire al pubblico un uomo ordinario in un lavoro poco ordinario. Ed è sempre lui che, dimostrandoci tutto l’impegno possibile, si conquista la promozione. Se basterà per reggere una serie che non vuole puntare troppo in alto, quella è tutta un’altra storia.