Karaoke Killer: il format trash inglese arriva in America (rischiamo anche noi?) – video
In America debutta Karaoke Killer, game show in cui i concorrenti devono cantare una canzone sottoposti a disturbi come serpenti, cactus e scosse
Per tutti quelli che sostengono che la tv trash non è solo prerogativa italiana, questo post farà piacere. Ma preoccuperà anche coloro che temono che giorno un programma di questo tipo possa andare in onda anche da noi. Stiamo parlando di “Sing if you can”, curioso game show andato in onda lo scorso anno in Inghilterra (su Itv1) e che ha già avuto alcuni adattamenti stranieri.
Stanotte debutta quello americano: “Killer Karaoke”, in onda sulla rete via cavo TruTv, sarà però molto diverso dalla versione originale dello show, diventando un programma in cui a provocare le risate saranno le reazioni dei concorrenti di fronte a scosse elettriche ed incontri ravvicinati con animali ritenuti da molti raccapriccianti.
Ma andiamo con ordine. L’idea originale è inglese: “Sing if you can” mette alla prova due squadre, composte da cantanti professionisti, che devono interpretare alcuni brani subendo alcune distrazioni durante l’esibizione stessa. Come potete vedere nei video dopo il salto, si tratta di raffiche di vento, getti d’acqua, brevi scosse, o subire la presenza di alcuni bike stunt o altri tipi di atleti, che dovrebbero compromettere la performance. “Killer Karaoke” amplifica l’elemento distrazione, portandolo all’eccesso e suscitando grasse risate del pubblico in studio.
Non a caso a condurre il programma sarà Steve-O, che con “Jackass” ha sperimentato altre forme estreme di intrattenimento, e che qui sembra divertirsi molto. A differenza del format originale, però, nella versione americana i concorrenti sono persone comuni, che scelgono volontariamente di essere sottoposti alle “torture” degli autori. Il loro compito è quello di interpretare una canzone a loro scelta, svolgendo nel frattempo una serie di azioni disturbatrici che si spingono oltre la semplice secchiata d’acqua.
Anche nella versione americana c’è la scossa elettrica inflitta al povero concorrente, il quale però la subisce durante dei mini-sketch inseriti all’interno dell’esibizione. Il resto, è un salire di provocazioni, al limite del buon gusto. I concorrenti si ritrovano così a dover cantare inserendo mano e testa in scatole di vetro contenenti ragni, oppure immersi nell’acqua con dei serpenti, o ancora mentre attraversano una serie di cactus con dei palloncini su tutto il corpo.
Il pubblico in studio ride, e si diverte a vedere il malcapitato affrontare le prove, dimenticandosi del talento canoro del concorrente. La sua performance, al contrario della versione britannica dove una giuria giudica ogni esibizione, è fine solo agli scherzi progettati dagli autori.
Il format di “Sing if you can” prevede, di base, una presa in giro dei numerosi talent show che spopolano in mezzo mondo, dimostrando come in fin dei conti per andare in tv non bisogna per forza saper cantare bene, ma sapersi mettere in gioco.
Certo è che, di fronte a certe situazioni di “Killer Karaoke”, il limite è stato ampiamente oltrepassato e, proprio come con “Jackass”, le critiche non mancheranno: le situazioni proposte suscitano ilarità, ma a lungo andare il format, oltre che stancare, risulterebbe banale. E se la versione americana dovesse piacere, non è detto che presto si possa parlare anche di una versione italiana del programma. Già “Distraction” aveva perseguito l’idea di come ridicolizzare i concorrenti suscitando l’ironia del pubblico (Teo Mammucari, che già condusse quel programma, qui ci sguazzerebbe): questo sembra essere lo step successivo.