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Kaos: gli dèi greci ai nostri tempi diventano una dark comedy sui margini che non combaciano tra uomo e divinità: la recensione

Charlie Covell (The End of the F***ing World) rilegge il Mito greco, un po’ tra Pollon e Once Upon a Time, ma in chiave dark comedy e, sopratuttto, lanciando provocazioni per riflettere sull’esistenza

29 Agosto 2024 09:01

È vero, si chiama Kaos, ma la nuova serie tv di Netflix e l’idea che porta con sé non ha nulla di caotico. Al contrario: per come è stata scritta pensata, questa novità ha le idee assolutamente chiare e fin dal primo episodio riesce a catturare la curiosità. Come? Un po’ riportandoci sui banchi di scuola e a costringerci a fare un ripasso di mitologia greca, un po’ provocando su uno dei temi più sensibili dei nostri tempi (e non solo), ovvero il rapporto tra uomo e religione.

Kaos serie tv, uscita

Kaos, nuova serie tv, è disponibile da giovedì 29 agosto 2024 su Netflix, con tutti e otto gli episodi della prima stagione.

Kaos serie tv, la trama

Zeus (Jeff Goldblum) è da tempo considerato il Re degli dei. Finché non si sveglia un giorno con una ruga in fronte. Diventa nevrotico e imbocca una strada pericolosa lastricata di paranoie, convincendosi che sia l’inizio della sua caduta, della quale ora vede le avvisaglie ovunque. Merito (o colpa) anche di una profezia, secondo cui l’apparizione di “una linea” (una ruga?) porterà alla caduta di una famiglia ed al caos.

Ade (David Thewlis), Re degli inferi, che era un tempo il fratello affidabile di Zeus, comincia a perdere il controllo del suo regno di tenebra. I morti da ridistribuire tramite il Rinnovamento (processo che permette alle anime di tornare sulla Terra) fanno calca e cresce il malcontento.

La Regina degli dei, Era (Janet McTeer), intanto, domina la Terra e Zeus a modo suo, ma il suo potere e la libertà di cui gode sono minacciati dalla paranoia crescente di Zeus, spingendola a passare all’azione, mentre Dioniso (Nabhaan Rizwan), il figlio ribelle di Zeus, ha perso tutti i freni ed è in rotta di collisione con il padre.

Sulla Terra la gente vuole cambiamenti, ma Poseidone (Cliff Curtis), che regna sui mari, le tempeste e i terremoti (oltre che sui cavalli) si preoccupa più della stazza del suo megayacht e della location del prossimo party. Il bene dei comuni mortali non gli interessa. Purtroppo per gli dei, alcuni di questi mortali cominciano a rendersene conto.

Quattro, in particolare, sono legati inconsapevolmente tra di loro da un piano che potrebbe portare davvero al caso: Riddi (Aurora Perrineau), abbreviazione di Euridice; Orfeo (Killian Scott), suo fidanzato e nota popstar; Ceneo (Misia Butler), cresciuto tra le Amazzoni e Arianna (Leila Farzad), che da sempre combatte con il senso di colpa per la morte del fratello gemello: persone con vite diverse, ma legate cosmicamente nella lotta contro Zeus. Pur avendo ruoli molto diversi tra di loro, ciascuno potrebbe provocare la caduta degli dei.

Kaos serie tv, cast

  • Jeff Goldblum è Zeus;
  • Janet McTeer é Era, moglie e sorella di Zeus;
  • Cliff Curtis è Poseidon, fratello di Zeus;
  • David Thewlis è Ade, fratello di Zeus;
  • Killian Scott è Orfeo, mortale e famoso cantante;
  • Debi Mazar è Medusa;
  • Stephen Dillane è Prometeo, narratore della storia e tenuto prigioniero da Zeus;
  • Aurora Perrineau è Riddy (Euridice), mortale fidanzata con Orfeo;
  • Misia Butler è Ceneo, al lavoro negli Inferi;
  • Leila Farzad è Ari (Arianna), figlia di Minosse, a comando di Creta;
  • Nabhaan Rizwan è Dioniso, figlio di Zeus;
  • Rakie Ayola è Persefone, moglie di Ade;
  • Billie Piper è Cassandra.

Kaos serie tv, recensione

Dimenticate Pollon e rispolverate i vostri ricordi di scuola

Per una generazione, quando si parlava di mitologia greca, il pensiero non poteva non andare a Pollon Combinaguai. Ecco, se dovessimo riassumere in pochissime parole Kaos, potremmo dire che è una versione aggiornata di Pollon, ma per un pubblico decisamente più adulto.

Un paragone azzardato? Forse, ma a ben vedere quello che Charlie Covell (già dietro un altro gioellino britsh, The End of the F***ing World, disponibile anch’esso su Netflix) ha ideato è una rivisitazione della mitologia greca che contamina quanto abbiamo studiato a scuola con quanto ci aspettiamo da una serie tv oggi.

Kaos è un racconto che non ha paura di sporcare i nostri ricordi scolastici, che ci spinge a scavare tra le nostre certezze e magari anche a fermare più volte la visione per andare a ripassare la storia di questa o quella figura mitologica, salvo poi rimescolare le carte e dare nuova vita a quei personaggi.

Un’indagine tra i margini della condizione umana e divina

Netflix © 2024 © Netflix

Un po’ come (permetteteci un altro riferimento seriale) fece con successo qualche anno fa Once Upon a Time: anche in quel caso, la graniticità delle vicende dei personaggi delle fiabe ha vacillato per fare spazio a una storia nuova capace di giocare con gli spettatori. Kaos fa lo stesso: gioca con noi, mostrandoci Zeus in crisi di mezza età, Dioniso che punta alla “promozione”, Poseidone indebolito dal più nobile dei sentimenti. Se a scuola queste figure ci potevano incutere soggezione, Covell le ha rese protagoniste di una dark comedy sull’ineluttabilità del tempo che passa.

Sono proprio loro, gli dei, a parlare di noi, umani. E non c’è profezia che tenga, per i personaggi divini di Kaos: anche loro, come i mortali, devono affrontare dubbi, paure e sospetti. Ma a differenza degli umani, gli dèi partono in svantaggio, perché la loro convinzione di essere perfetti e per questo di dover essere adorati senza se e senza ma rallenta il percorso che li porterà alla consapevolezza che no, non sono immuni dal cambiamento.

I personaggi mortali della serie, invece, sanno che il cambiamento fa parte di loro e, pur a volte non accettandolo, lo conoscono. Kaos, in questa sovrapposizione tra condizione umana e condizione divina, evidenzia quei margini che non combaciano e proprio in quell’area costruisce i due mondi in cui si ambienta il racconto. Da una parte la vita mortale, fatta di dolori e di soggezione alle divinità e al loro volere, e dall’altra l’Olimpo, dove i troppi agi annebbiano la vista e trasformano gli dèi in viziati così tanto staccati dalla realtà che questa potrebbe ritorcersi contro loro.

Le religioni e i limiti delle nostre esistenze

La rivisitazione della mitologia greca che Kaos mette in scena non è ovviamente la vera provocazione di questa serie, che utilizza il mito greco e le sue figure per andare più a fondo su una questione spesso intoccabile: la religione. Quello che racconta Kaos nella prima stagione è come le convinzioni dettate dalle religioni possano diventare dei limiti alle nostre esistenze. Viviamo in funzione delle nostre vite o viviamo in attesa di quello che ci sarà dopo, pur non avendo la certezza di quel che sarà?

I mortali della serie finiscono in una sorta di Matrix in cui le loro azioni sono compiute con la consapevolezza che porteranno a determinate conseguenze. Ma nel corso del racconto, Covell ricorda che questa strada potrebbe far scordare che c’è un presente da vivere e che dovrebbe essere questo il vero punto di riferimento delle azioni umane. Il vero caos profetizzato dalla serie comincia quando questa consapevolezza inizia ad insinuarsi lentamente nelle menti di chi vive al di sotto degli dèi, a cui non resta che iniziare a tremare: perché senza nessuno che li adori, rischiano l’oblio.

Parlare degli effetti delle religioni nella vita di tutti i giorni non è cosa facile: Covell lo fa con discrezione, senza farlo diventare l’argomento principe della serie, che resta per tutta la prima stagione più orientata sulla dark comedy. Ma si intravede il desiderio di esplorare il rapporto tra uomo e Dio in chiave anticonvenzionale.

Di questo ci sarà tempo per parlare: l’impressione (e il nostro augurio) è che Kaos possa trovare il successo necessario per proseguire, svelare le nuove vite pensate per gli dèi e i personaggi mitologici che non si vedono nella prima stagione e diventare ancora più provocatorio.