È arrivato a Sanremo per la seconda volta, ma dopo l’esperienza dell’anno scorso per RTL 102.5 e Radio Zeta quest’anno sarà soprattutto impegnato con PrimaFestival. Jody Cecchetto, infatti, dallo scorso sabato sera affianca, insieme agli Autogol, Andrea Delogu nello spazio che andrà ogni sera, a partire da domani, a trainare ciascuna della cinque serate del Festival di Sanremo. Se la radio lo vede impegnato anche quest’anno – ogni giorno, durante questa settimana, condurrà con Paola Di Benedetto The Flight da Sanremo – l’attenzione ora però si sposta anche sull’impegno con PrimaFestival. Nella chiacchierata insieme, abbiamo provato a proiettare lo sguardo di Jody Cecchetto anche al di là dell’esperienza sanremese. Quali saranno i prossimi gradini da costruire, in un percorso di crescita che vuole essere graduale?
In una recente intervista a Metropolitan hai dichiarato che fare lo speaker non era il tuo sogno da bambino. Come ti sei avvicinato a questa professione?
Tutto è nato da un’idea della mia agenzia, la One Shot Agency, che ha come soci Eugenio Scotto, Matteo Maffucci e Benedetta Balestri. Io vengo dalla recitazione, che facevo prima di entrare nell’agenzia. Poi ho iniziato ad affiancare alla recitazione un’intensa attività sui social, che mi ha portato a prendere parte alla nascente Rds Next, che era gestita inizialmente da One Shot. A Rds Next facevamo una radio ibrida, mediando le dirette web su Instagram e Twitch con il mezzo radio. Dopo due anni, che sono stati di gavetta, è arrivata la chiamata del grandissimo Lorenzo Suraci.
Come ha cambiato la tua carriera e la tua vita la chiamata di Lorenzo Suraci?
Nell’ultimo anno ho avuto la routine più bella che potessi desiderare. Nonostante abbia sempre gli stessi orari in radio, è un lavoro stimolante perché sono con persone da cui costantemente imparo molto. Il mio essere diligente e il mio cercare di stare sempre sul pezzo mi hanno permesso in quest’anno anche di cogliere delle occasioni che mi hanno dato tante soddisfazioni, come Future Hits e Power Hits. Adesso, dopo la grande chiamata di Suraci, è arrivata poi quella di Amadeus.
Amadeus è stato uno dei tanti artisti scoperti da tuo padre. Hai mai pensato che anche il solo cognome Cecchetto potesse aiutare la tua carriera di più di quella di qualcun altro?
Io sono sempre stato consapevole del fatto che mio papà non hai mai alzato il telefono per raccomandarmi e sono certo che, se io fossi qui dove sono solo per il cognome che porto, chi lavora con me se ne sarebbe accorto.
PrimaFestival che tappa rappresenta per te in questo momento della tua carriera?
Rappresenta l’aver messo piede in uno degli eventi più iconici, istituzionali e importanti dello spettacolo italiano. È un’esperienza in più da mettere nel curriculum vitae e per farmi conoscere anche dagli addetti ai lavori Rai, che mi stanno dando tantissimi feedback positivi. Sento poi di essere parte, con Andrea e i ragazzi degli Autogol, di un gruppo frizzante, dando vita a una bella squadra anche dietro le telecamere.
Arrivi al PrimaFestival dopo che lo scorso anno lo ha fatto proprio una tua collega di radio, Paola Di Benedetto, che, a differenza tua, veniva già da altre diverse esperienze televisive, legate anche al mondo del reality. Tu, nel 2021, hai sfiorato la partecipazione al Grande Fratello Vip: oggi diresti di sì ad un reality oppure non è ancora il momento giusto per te?
Per come sono fatto io credo che in questo momento del mio percorso un reality potrebbe penalizzarmi, anche in relazione alla lunga durata che prevedono, penso sia al Grande Fratello che all’Isola. Quello che mi piacerebbe costruire in tv esula un po’ da quello che potrebbe venire fuori in un reality, dove emergono di più fragilità e debolezza. Per un futuro da intrattenitore non credo che un reality ottimizzerebbe quello che è il mio percorso. Avevo fatto una bella chiacchierata con Alfonso negli studi di Roma, ma probabilmente erano passate un po’ di queste mie paure circa lo stare dentro così a lungo e circa il tipo di percorso che si fa all’interno. Forse non era ancora il momento e forse potrebbe non esserlo mai.
Come modello di intrattenitore hai più volte indicato Alessandro Cattelan. In cosa rappresenta per te un modello di riferimento?
Di Alessandro Cattelan apprezzo il cursus honorum che è riuscito a fare in questi anni, arrivando, grazie a una lenta costruzione giorno dopo giorno, ad avere uno show tutto suo prima su Sky, poi sulla Rai. Del suo percorso mi piace che è stato graduale e mi piacerebbe farne uno simile anche a me.
Quali pioli metteresti per primi in una scala da percorrere gradualmente?
Credo di aver già messo tre, quattro scalini, come Future Hits, Power Hits e condurre un programma su RTL 102.5. Vediamo ora quali sono le prossime figurine da mettere nell’album, sperando di avere un album con tante figurine ancora mancanti.