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Italia1 cancella il wrestling (e sbaglia)

I nostri fedeli lettori, giustamente, ci sollecitano a intervenire su un tema di così scottante attualità, non solo televisiva ma anche sociale. A discutere del caso di cronaca di sè, che ha visto l’ex campione del mondo di wrestling, Chris Benoit, soffocare prima la moglie e il figlio, poi uccidersi impiccandosi ad uno dei suoi

29 Giugno 2007 22:34

italia1 cancella wrestling - chris benoitI nostri fedeli lettori, giustamente, ci sollecitano a intervenire su un tema di così scottante attualità, non solo televisiva ma anche sociale.
A discutere del caso di cronaca di sè, che ha visto l’ex campione del mondo di wrestling, Chris Benoit, soffocare prima la moglie e il figlio, poi uccidersi impiccandosi ad uno dei suoi attrezzi per fare pesi, era stato il nostro Malaparte, auspicando che non si generalizzasse questa tragica vicenda per farne mezzo di oscurantismo mediatico. E invece è andata proprio così. Italia1 ha deciso di rinunciare al wrestling, nonostante il programma Wrestling Smack Down!, trasmesso la domenica alle 10:45, avesse raggiunto punte di un milione di spettatori, con una media del 10% di share.
La rete Mediaset, pur sacrificando una garantita fetta di ascolti, ha preferito fare a meno di quello che definisce “un contenuto pregiato” della sua programmazione “nel rispetto del pubblico dei più piccoli che non può correre il rischio di confondere la realtà con la fantasia”.
Italia 1 è l’unica emittente italiana a trasmettere il wrestling in chiaro (l’altro appuntamento è sui canali sport di Sky). E da domenica prossima, al posto del wrestling, ci saranno cartoni animati.
Come commentare questo cambio di rotta? Di certo bisogna sapersi assumere la responsabilità delle proprie scelte editoriali sin dagli inizi, non cambiando idea in corso d’opera perché ci è scappato il morto. Questo è indice di volubilità e mancanza di coerenza che vanifica anni di campagne pro-wrestling, combattute in nome di un’idea che difendeva il ludismo di uno sport dalle accuse di moralismo e istigazione alla violenza. Sicuramente nel wrestling c’è una marcata componente di aggressività che potrebbe fuorviare gli spettatori, ma è giocoforza il prezzo da pagare di molti sport. Pensiamo al football.
Ieri sera il sottoscritto ha pianto come un bambino davanti alla tv, come non accadeva da tempo, assistendo ai primi due episodi di High School Team, che vedevano la vita di un quaterback letteralmente paralizzata da un gravissimo incidente sul campo. Un teen drama forte e di grande impatto fisico, incentrato su uno sport potenzialmente violento che fa sputare sangue. Eppure, nasce da tanta passione e da dei valori ben radicati, che vede i giocatori recitare una preghiera al Signore prima di cominciare e consacrare la propria vita a un ideale sportivo.
In molti diranno che tra il wrestling e il venire a botte non c’è molta differenza e l’equazione pugile-manesco-assassino diventa fin troppo facile. Eppure non c’è alcun collegamento tra la follia personale di un uomo e la professione che riveste. Non tutti i wrestlers sono degli aguzzini o dei modelli diseducativi e non si può fare di questo gesto un modo per uccidere un’intera categoria. Se così fosse, il calcio non si sarebbe dovuto riprendere dopo Calciopoli o Rocky dovrebbe essere censurato per cattiva condotta. E invece, il calcio come il cinema, ci fanno “perdere la testa” senza per questo renderci incapaci di distinguere la realtà da un efferato omicidio.

Italia 1