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Italia’s Got Talent: troppa perfezione, alla lunga, può diventare un limite

La perfezione di Italia’s Got Talent rischia di diventare un limite: manca l’imprevedibilità, manca la naturalezza, manca il “cattivo”…

20 Gennaio 2022 03:23

La comparazione più comoda, quando si assiste ad una puntata di Italia’s Got Talent, è ovviamente con Tu sì que vales, il programma che, una vita fa ormai, ereditò la sua collocazione al sabato sera di Canale 5.

Prima, però, procediamo con un giudizio scevro da parallelismi. Italia’s Got Talent si conferma il varietà/talent show come lo conosciamo da quando va in onda su Sky: confezione inappuntabile, personaggi pop ineccepibili nei compiti che sono chiamati a svolgere, contenuti particolarmente diversificati e correttamente collocati in puntata.

Nella prima puntata della scorsa edizione, sottolineammo una timida apertura di IGT nello sporcarsi un po’ nelle mani, nell’offrire al pubblico un po’ di trasgressione (nei limiti imposti dalla prima serata, ovviamente), un po’ di imprevedibilità in più e una fetta (anche piccola) di nazional-popolare che non è detto che guasti sempre, considerando anche che IGT si presenta come uno show trasversale per tutta la famiglia.

È esattamente qui che entra in gioco il paragone con Tu sì que vales per sottolineare come la confezione impeccabile di IGT, alla lunga, può diventare un limite.

Ovviamente, il nostro intento non è quello di chiedere contenuti analoghi o show televisivi realizzati con lo stampino; il nostro è più un discorso di clima, di atmosfera che si respira all’interno di un programma.

Italia’s Got Talent 2022: la prima puntata

In Tu sì que vales, ad esempio, si creano le condizioni per improvvisare, per dare vita a sketch anche di lunga durata (favoriti, ovviamente, da una chiusura a notte fonda che IGT non ha), regalando al pubblico quell’impressione di casualità e naturalezza. A IGT, invece, tutto sembra essere scritto con minuziosa precisione (anche se, magari, poi non è così), come la gag finale dei diari di Elio e Frank Matano in chiusura di puntata.

Nello show di Canale 5, si creano le condizioni per “sporcare” sufficientemente lo show, per non farlo apparire troppo perfetto. A IGT, invece, tutto si presenta come quasi imprigionato nella plastica, anche quegli intermezzi dove i concorrenti chiacchierano tranquillamente tra loro (magari non è così, lo ripetiamo…).

Anche per quanto riguarda la giuria, IGT è ancora lontano dal raggiungere quel grado di equilibrio che, invece, è facilmente individuabile in Tu sì que vales.

Nello show di Sky, non c’è un giurato che, in un certo senso, guidi gli altri, un capitano, usando un gergo calcistico.

Frank Matano è ormai il volto-simbolo, dopo 7 edizioni, ma non è un leader. Elio, perlomeno in questa prima puntata, ha giocato la carta del cameratismo con Matano, regalando anche le battute più coraggiose della serata (“Sono il giudice più moderno, più fluido, più non-binary…”, “Matano ride sempre. Perché è diventato così difficile ferire le persone? Tempi duri per noi bulli…”). Mara Maionchi, a tratti, appare un po’ annoiata. Federica Pellegrini, invece, è a proprio agio ma appare sempre un po’ frenata.

Tutti i giudici, quindi, partono da una sostanziale situazione di uguaglianza dove nessuno sovrasta l’altro, dove nessuno sembra realmente disposto a fare da spalla all’altro e dove, come scritto in precedenza, non c’è un leader che guidi le iniziative, le proprie e quelle degli altri. E forse manca anche un “cattivo”, un giudice che ricopra un po’ il ruolo di guastafeste, con una sana dose di antipatia.

Anche Lodovica Comello, bravissima e molto divertente nel backstage (da sola), non raccoglie del tutto gli spunti provenienti dalla giuria, come, ad esempio, le battute di Elio durante l’introduzione.

Se un certo di tipo di confezione appare il vestito perfetto su misura per cooking show e simili, Sky potrebbe anche tentare di giocare una carta diversa per quanto riguarda i varietà, un carta meno “moderna” che, per Sky, significherebbe una carta meno scontata.