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ITALIA- FRANCIA, E IL CALCIO,BOCCA AMARA

Mi ci sono ritrovato per caso. Nella penultima puntata di “Tv Talk”, dove sono ospite fisso come opinionista, sono stato proiettato in pieno campionato europeo di calcio. Erano presenti, per parlarne, Paola Ferrari e Jacopo Volpi, due volti, due voci che da anni raccontano il calcio e lo sport in televisione; c’era il conduttore della

16 Giugno 2008 22:13

Mi ci sono ritrovato per caso. Nella penultima puntata di “Tv Talk”, dove sono ospite fisso come opinionista, sono stato proiettato in pieno campionato europeo di calcio. Erano presenti, per parlarne, Paola Ferrari e Jacopo Volpi, due volti, due voci che da anni raccontano il calcio e lo sport in televisione; c’era il conduttore della trasmissione Massimo Bernardini, che è un moderato appassionato di sport, e c’era anche l’altro opinionista, Giorgio Simonelli, molto appassionato di sport ma con giudizio; e c’erano i giovani analisti che si occupano volentieri di calcio, con i quali abbiamo assistito alla partita fra Italia- Romania. Alla fine della partita, eravamo tutti delusi e lo erano in particolare la Ferrari e Volpi. Il calcio è il loro pane, il loro specifico, la loro risorsa. E per noi, cosa è diventato?

Nel corso della puntata, un ex della Rai che ha frequentato gli studi della concorrenza, Mediaset, Massimo De Luca, è intervenuto in un filmato per assicurare che la Rai- in cui è rientrato- sta rimontando la china, in merito alle trasmissioni e specie per quanto riguarda le dirette, croce e delizia degli sportivi e della stampa. La stampa che non ha lesinato critiche durissime ai cronisti della Rai e ai loro consulenti tecnici, o meglio ad alcuni di essi in particolare. Non è la prima volta che Rai Sport si trova al centro di polemiche e di attacchi severi. De Luca, parlando della necessità di risalire la china – di disastri, mezzi disastri o sfocature nelle cronache e nei commenti dei programmi sportivi di cui è tornato a occuparsi-, forse ha tenuto conto di una disaffezione che nel tempo è andata aumentando verso la Rai stessa, servizio pubblico.

Volpi e la Ferrari hanno reagito alla ondata di critiche e alla disaffezione assicurando il grande impegno loro e dei loro colleghi nel mantenere correttezza, pulizia ed efficacia nel racconto, controllo delle emozioni eccessive, sottolineando anche lo sforzo di introdurre un pizzico almeno di ironia per sdrammatizzare i toni e far tornare il calcio- e gli altri sport- alla natura di giochi e non di guerre, battaglie, incubi, tragedie, cataclismi.

In effetti, molte cose sono cambiate. Dopo i morti sui campi di gioco e fuori- agenti di polizia, tifosi, innocui spettatori; dopo gli scandali di vario tipo sui retroscena delle partite con la penalizzazione di squadre e di dirigenti; dopo lo spettacolo para-televisivo tra direttori sportivi, procuratori, arbitri, vallette, veline, calciatori; dopo campionati avvelenati, la situazione non poteva non mutare. Si nota in Rai, nei suoi giornalisti e commentatori, un linguaggio più sorvegliato, più prudenza, più voglia di smitizzare e smitizzarsi.

Poi sono accadute altri fatti. Non c’è più Bruno Pizzul che, sempre in Rai, ha chiuso in un certo senso la tradizione di cronisti cominciata con Nicolò Carosio e proseguita con Nando Martellini: autorevolezza, patriottismo, linguaggio preso in prestito dal lessico militare, epica sonante anche se non travolgente, dissennata. Non c’è più, in Rai, Aldo Biscardi, il protagonista del calcio talk, anzi talk show, con litigate, risse, volgarità d’insieme, tifo sfrenato da parte di signori avanti con l’età, in giacca e cravatta, assurdi e persino ridicoli nel perorare la loro, anzi le loro cause.

Finito tutto questo, è cominciata un’altra fase. Mediaset e i canali satellitari hanno praticato, e praticano, altri stili, aprono e chiudono la porta alla tifoseria anche esplicita, all’urlo del gol come galletti latinoamericani, si crogiolano nelle parole e nell’intimità delle simpatie; ma hanno imposto velocità, aggressività, intensità nel dare notizie e formulare commenti a botta calda.

In tutto questo, è scomparso il Narratore dello spettacolo o evento sportivo. Nessuno sembra possedere il carisma dei vecchi maestri. Nessuno viene sperimentato in questo ruolo. Non c’è più nessuno che sappia proporre un Racconto con entusiasmo misurato e comunque trascinante. Nessuno ha forza e convinzione. Nessuno inventa o cerca di inventare un linguaggio nuovo, all’altezza dei tempi, uscendo da quelli che sono spesso vaniloqui tecnico-specialistici, molto compiaciuti anche se deraglianti in grammatica e sintassi, con allenatori di grido o ex allenatori, con calciatori pensionati o in cerca di consulenze in nome di glorie talvolta sfigate.

Insomma, la mancanza di un vero e saggio Narratore ha fatto e fa aumentare la sensazione di bocca amara che oggi il calcio in Italia suscita, anche se gli azzurri vincono (la vittoria la dimentichiamo in fretta, perchè ci sembra un miracolo), anche se oggi con la Francia ce la facciamo e l’Olanda batte la Romania. Si apriranno così le porte dei quarti finale in questo caso, e poi? La bocca amara mastica voci ormai impersonali, ingessate, forzatamente ironiche, un campionario di contenuti e vuoti a perdere…Insomma, chi ha ucciso il Narratore? Noi?

Scrivo queste cose per simpatia verso il calcio. E mi cito: ne ho lasciato traccia in un libro intitolato “Il trombettiere di Gianni Brera”. Ma di Brera sul mercato degli scrittori e dei narratori non ce ne sono. Perciò lo rimpiango anche se preferiva la carta stampata.
ITALO MOSCATI