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Io sono Libero, su Raiuno la docufiction sulla vicenda di Libero Grassi

Su Raiuno Io sono Libero, docufiction che unisce alla finzione del racconto materiale di repertorio per ricordare l’imprenditore Libero Grassi, che si oppose alla mafia per il pagamento del pizzo

pubblicato 29 Agosto 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 21:03

Raiuno ha deciso di affidarsi alla docufiction per celebrare i 25 anni dalla scomparsa di Libero Grassi, imprenditore siciliano ucciso dalla mafia il 29 agosto 1991, dopo essersi opposto alla richiesta di pagare il pizzo. Io sono Libero, in onda questa sera alle 21:25, ricorda infatti i mesi precedenti l’omicidio di Grassi, uomo che diede il via ad una stagione di opposizione alla mafia che, in quegli anni, aveva il controllo assoluto di Palermo.

La vicenda parte il 10 gennaio 1991, giorno in cui sul “Giornale di Sicilia” fu pubblicata la lettera al “caro estorsore”, scritta dallo stesso Grassi, in cui si rifiutava pubblicamente di accettare le logiche del pizzo. La docufiction segue gli otto mesi successivi, in cui Grassi è finito sulle cronache nazionali diventando il simbolo di una lotta alla mafia che, in quegli anni, faticava ancora ad ottenere risultati. Il tutto viene raccontato tramite gli occhi di un personaggio di finzione, il giornalista Marco (Alessio Vassallo) che, interessato dalla vicenda di Grassi (Adriano Chiaramida), inizia a seguirlo da vicino, scoprendo sia l’imprenditore tessile ma anche l’uomo, sposato con Pina (Alessandra Costanzo) e padre di Alice e Davide.

La docufiction unisce momenti scritti dagli sceneggiatori -ed autori del soggetto- Nicola Lusuardi, Salvatore Basile, Giovanni Filippetto e Francesco Miccichè (gli ultimi due anche registi) ad altri tratti, invece, da immagini di repertorio, che testimoniano l’attenzione mediatica ottenuta dalla vicenda di Grassi nel corso dei mesi. Celebre, ad esempio, è diventata l’intervista fatta all’uomo da Michele Santoro a Samarcanda, l’11 aprile 1991, a cui seguì, dopo la sua scomparsa, il 26 settembre, una staffetta televisiva tra Rai e Mediaset, unica nel suo genere, tenuta dallo stesso Santoro e da Maurizio Costanzo.

Prodotto da Rai Fiction e da Aurora Tv, Io sono Libero evidenzia una scelta di formato insolita per la prima serata di Raiuno che, però, stando alle parole dei due registi, è l’unica che permette di ricordare non solo la figura di Grassi, ma anche il peso della sua storia:

“Ci rendiamo conto della responsabilità che ci siamo presi a raccontare questa storia, una storia che ha un grande valore simbolico, morale, etico e politico (nel senso che Grassi darebbe al termine ‘politico’, un senso alto). Abbiamo scelto di raccontare questa storia attraverso una docufiction per non dimenticare che i fatti raccontati sono veramente accaduti, per rimanere ancorati alla realtà. Con le interviste e le immagini di repertorio, mischiate alla nostra fiction, vogliamo in ogni momento ricordare allo spettatore che questa storia c’è stata, che non è frutto della nostra immaginazione. Vogliamo mettere chi guarda di fronte alla propria responsabilità, e ricordare che davvero c’è stato un imprenditore di Palermo che nel 1991 ha detto ‘no’ alla mafia e l’ha detto pubblicamente, usando tutti i mezzi che in quel momento aveva a disposizione: la forza delle proprie convinzioni, dei propri valori e poi la forza dei media, dei giornali e della televisione. Libero, come diceva sempre la moglie Pina Maisano Grassi, scomparsa pochi mesi fa, non è stato un eroe, ma solo un imprenditore che ha fatto il suo dovere di cittadino.”