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Io e Te, tre mesi dopo: ultima puntata e considerazioni di fine edizione

Riflessioni sull’ultimo appuntamento estivo del programma condotto da Pierluigi Diaco

pubblicato 6 Settembre 2019 aggiornato 2 Novembre 2020 09:49

Clima da ultimo giorno di scuola. Fiumi di lacrime che scorrono negli studi di Saxa Rubra. Io e Te chiude i battenti dell’edizione diurna in attesa di tornare in onda da sabato 14 settembre, in seconda serata e con cadenza settimanale. L’ultima puntata del talk è stata trasmessa, di fatto, ieri. Quella conclusiva di oggi è stata una celebrazione in pompa magna del programma, venuto alla luce appena tre mesi fa. Senza scombinare la tradizionale suddivisione in blocchi della scaletta, Pierluigi Diaco ha scelto di omaggiare l’intera macchina organizzativa di Io e Te con interviste ed interventi mirati, senza venir meno al suo dichiarato egocentrismo.

A chiudere il ciclo di interviste, il granitico e sempreverde Maurizio Costanzo, mentore del conduttore e ospite d’eccezione. Difatti, è al padre dei talk show italiani che si deve il lampo da cui ha preso origine Io e Te, che Pierluigi Diaco ha confezionato sulla base di un progetto che Maria De Filippi ha poi sviluppato in chiave dating: raccontare le “favole” d’amore in tarda età. Intorno alle storie di sentimenti, sia giovani che maturi, hanno ruotato gran parte delle rubriche della trasmissione, come la Posta del Cuore di Valeria Graci e Sandra Milo. L’amicizia tra le due “regine”, coltivata dietro e davanti le telecamere, è stata al centro dello spazio riservato comunemente alle coppie di innamorati; d’altronde, anche la complicità fra due persone che non sono amanti è degna di essere narrata. Tuttavia, risulta sempre straniante quando chi conduce passa dall’altra parte dalla barricata, lasciandosi condurre. E l’effetto si moltiplica quando è il presentatore stesso che si apre da solo al pubblico, svestendo i panni di guida e ritagliandosi qualche minuto per sé. Sempre parco di dichiarazioni pubbliche, Diaco ha così voluto ringraziare in diretta la famiglia “che lo ha reso l’uomo che è” e il compagno che gli ha concesso di ritrovare la serenità:

Questo programma non si chiama Io e Te, nemmeno Io e Voi, ma Io e Alessio.

Hominem nostra pagina sapit, scriveva Marziale, e l’ultima pagina di questo primo capitolo della trasmissione ha messo in risalto tutte le caratteristiche di Diaco. Prolisso, a tratti borioso, “diacocentrico“, ma profondamente innamorato del proprio mestiere, tanto da non tirarsi indietro quando deve fare autocritica. È da apprezzare l’impegno con cui ha cercato di elaborare uno stile di conduzione identitario. Tanto garbo, a volte di maniera, ma con cui non ha tradito le promesse fatte ai telespettatori, ormai abituati a una televisione a cento decibel. E se pure non ha menzionato Caterina Balivo, che già da un anno ha cercato di ridimensionare i toni tipici del talk con Vieni da me, Diaco ha scelto di dedicare i venti minuti del gran finale a tutta la squadra che ha confezionato Io e Te, dai truccatori agli assistenti di studio, dando loro nome, corpo e voce. Gli ultimi secondi sono per i telespettatori: una chiusura commossa, giudicata da alcuni sin troppo esagerata, ma gliela si concedi pure: nella televisione estiva si piange così poco, al confronto con la stagione dei reality, che qualche lacrima non può che rinfrescare l’aria.