Io Canto Family: retorica e lacrime, tutto nella norma
Su Canale 5, ha avuto inizio Io Canto Family, spin-off di Io Canto Generation, condotto da Michelle Hunziker. La recensione di TvBlog
La tenzone a distanza tra Io Canto e The Voice ricorda vagamente quei bambini che, per farsi i dispetti, iniziano a ripetere alla lettera quello che uno dice all’altro, finché uno dei due non si arrabbia e, impermalosito, chiama la mamma.
Da The Voice Kids, secondo spin-off vincente di The Voice, infatti, è nato il ritorno di Io Canto, a dieci anni di distanza dall’ultima edizione, al quale, nel titolo, è stato piazzato un Generation così a casaccio. Io Canto Generation funziona e Mediaset annuncia altri due titoli: Io Canto Senior (leggerissimamente ispirato a The Voice Senior, il primo spin-off di successo di The Voice) e Io Canto Family. Di risposta a Io Canto Family, The Voice propone il terzo spin-off azzeccato, The Voice Generations, con un’idea simile e un titolo che richiama chiaramente a Io Canto Generation.
Antonella Clerici, in un’intervista concessa a La Stampa nel corso di questa stagione televisiva, ricordò implicitamente che Io Canto altro non era che una fotocopia di Ti lascio una canzone. Gerry Scotti, durante il passaggio di consegne avvenuto a inizio puntata di Io Canto Family, ha stoccato una frecciatina-ina-ina alla conduttrice di È sempre mezzogiorno (“Ti lascio una trasmissione!”).
Insomma, in mezzo a questo rapido susseguirsi di format simili, quello che è certo è che stiamo assistendo ad una vera e propria invasione in tv di persone con la passione per il canto e con una storia personale da raccontare.
A questo punto, procedere con dei paragoni è praticamente inevitabile.
Il difetto maggiore di questi show brandizzati Io Canto è che se esistesse un’Olimpiade della retorica, Io Canto vincerebbe oro, argento e bronzo in contemporanea.
Anzi, Michelle Hunziker, brava nel fare il compitino, ha avuto perlomeno la giusta intuizione di non insistere troppo con lo slogan “Viva la famiglia!”. Ad inizio puntata, già si sguazzava praticamente in una valle di lacrime: fortunatamente la puntata non si è rivelata tutta così (bravo Rovazzi a piazzare ogni tanto qualche battuta azzeccata) altrimenti, a fine serata, avremmo dovuto asciugare i nostri dispositivi.
Negli spin-off di The Voice, invece, c’è racconto, ci si immerge nelle storie dei concorrenti, narrate da Antonella Clerici con tatto e sensibilità. In Io Canto, invece, le storie vengono trattate superficialmente: dopo il filmato di presentazione, le storie non vengono approfondite e ciò non favorisce l’empatia tra il telespettatore e il concorrente.
Si preferisce puntare tutto su espressioni di meraviglia e su prevedibili ovvietà del tipo “Questa esperienza ve la ricorderete per sempre!”. Quando Al Bano dice “Questa serata è indimenticabile” sembra quasi che ti stia prendendo in giro.
Ci si sente un po’ aridi a commentare negativamente un programma come Io Canto Family. Per i telespettatori che necessitano di storie positive, questi programmi sono un toccasana però bisogna pensare anche allo show e in Io Canto Family, al di là della liturgia esibizione/voto, c’è ben poco da segnalare da questo punto di vista.
Nella prima puntata, ad esempio, la terza manche è stata fiacca, spenta, e lo spareggio finale, con le stesse canzoni ascoltate durante le manche iniziale, è sembrato quasi un obbligo da assolvere più che un momento di show che avrebbe potuto regalare anche un pizzico di pathos.
L’onda è favorevole per questi tipi di programma quindi Io Canto Family ha buone chance di funzionare ma, detto ciò, rimane ugualmente uno show da minimo sindacale, con retorica e lacrime a farla da padrone.