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INVITO A TORINO: FELLINI & TV

Come si usa la tv. Federico Fellini, a differenza di altri, non ha mai usato la tv come una rampa di lancio per invettive,polemiche, risse, lamentele; e non è mai stato un catastrofista sugli effetti della grande manipolatrice. Non gli interessava veramente, neanche come nemica sua o di tutti. La capiva. Ne approfittava. La trasformava

3 Dicembre 2009 21:24

Come si usa la tv. Federico Fellini, a differenza di altri, non ha mai usato la tv come una rampa di lancio per invettive,polemiche, risse, lamentele; e non è mai stato un catastrofista sugli effetti della grande manipolatrice. Non gli interessava veramente, neanche come nemica sua o di tutti. La capiva. Ne approfittava. La trasformava in un diario. Del resto, Fellini era un artista di cinema e si è dedicato interamente al cinema, salvo ricorrere nell’ultima parte della carriera ai finanziamenti della Rai (peraltro affidati a produttori provenienti dal cinema).

Pensava, sognava, faceva il cinema. La tv gli serviva come ambiente inedito per creare le sue storie di giovani donne fragili, di prostitute, donne sformate come la Saraghina o sottili e aristocratiche come Anouk Aimè, di uomini truci di Zampanò, di giornalisti d’assalto, di paparazzi. Insomma, sullo sfondo di una società avviata a farsi conquistare dalla tv, Fellini difendeva un popolo di picari, matti, sopravissuti. Godeva a starci in mezzo. Tutt’altro popolo produceva e sta anzi stanno producendo le tv.

Ho voluto mettere a confronto cinema e tv in Fellini nel film “Via Veneto Set“. Verrà proiettato il 15 dicembre prossimo al cinema Movie del CinePorto di Torino, via Cagliari 42, alle 17. Siete tutti invitati. Vedrete una Roma della “Dolce vita” che conoscete ma anche una Roma come non l’avete mai vista. Vedrete e sopratutto ascolterete Fellini in interviste magistrali, estratte da una lunga frequentazione televisiva fin dai tempi di Lello Bersani e Carlo Mazzarella, due giornalisti di rara sensibilità , di grande garbo e capaci di farsi raccontare qualcosa al di là della informazione piatta e banale, intrisa di gossip, come va di moda oggi. Ne avrete la prova, venendo al Movie del CinePorto torinese.

Detto questo, due parole ancora su Fellini intervistato. Ricordo un incontro con Mazzarella alla Fontana di Trevi dove il regista sta provando una scena famosa: quella in cui Anita Ekberg che entra nell’acqua ed effettua una sorte di battesimo di Mastroianni, attratto dalla bella attrice fino a perdersi. Fellini sta provando con una comparsa nel ruolo di Anita, un uomo, che entra a calzoni arrotolati mentre il direttore della fotografia prende le misure per le inquadrature.

E’ nel corso della intervista che Fellini rivela , sollecitato dall’intervistatore,il tentativo di un produttore di suicidarsi davanti al “nemico” regista dalle troppe pretese. Un tentativo finto che ebbe una conclusione risibile. Il veleno era inchiostro che il produttore versò sulla camicia pensando che il calamaio fosse ben chiuso. Scena surreale.

Un altro momento è quello in cui Fellini commenta, a distanza di tempo, le scene finali della “Dolce vita” e confessa che nei suoi film avrebbe tolto sempre la parola “fine” perchè i personaggi , creati dal regista insieme agli attori con molta pazienza e dedizione, non possono, non debbono morire.
Una intervista toccante, un bilancio di anni d’amore con la pellicola. Davanti alla telecamera che sapeva cogliere la verità di un artista, inquilino di Cinecittà, affezionato agli altri inquilini al punto di volerli vivi, accanto a lui e al pubblico.

Venite al CinePorto. Via Veneto con il suo set, compreso Federico, vi aspetta.
Italo Moscati