In arte Nino, l’ironia di Manfredi rivive su Raiuno grazie ad Elio Germano
In arte Nino non dipinge il solito ritratto biografico delle fiction, ma racconta la vita del protagonista con l’ironia con cui è diventato famoso, grazie ad un ottimo Elio Germano, che si cala nel personaggio con affetto e spontaneità
I film-tv biografici rischiano sempre di santificare fin troppo il loro protagonista: è uno dei difetti delle fiction italiane. Un rischio in cui, però, sarebbe stato molto difficile incappare su In arte Nino, che nel raccontare i primi anni di carriera di Nino Manfredi prende una direzione totalmente differente.
Con la direzione del figlio Luca, la vita di Nino Manfredi diventa essa stessa uno spettacolo della Rivista italiana: fin dagli anni al sanatorio, passando per la decisione di studiare recitazione nonostante le opposizioni del padre, la fiction è stata pensata non tanto per documentare il pubblico sulla vita dell’attore, ma per omaggiarlo con il suo stile unico e la sua comicità che lo hanno reso celebre.
E non poteva non esserci un attore come Elio Germano ad interpretare Manfredi: con una precisione ed una cura encomiabili, Germano entra subito nei panni del protagonista, lavorando su esso con una spontaneità che ne evidenzia la passione e l’affetto per l’attore che interpreta.
Il tutto viene raccontato con il filtro dell’ironia, un’ironia che diventa un’ancora di salvezza sia per Manfredi che per il film-tv: anche i momenti più drammatici in sanatorio o legati al rapporto del protagonista con il padre non prendono il sopravvento.
In arte Nino cerca così di restare fedele al ricordo che il pubblico ha di Manfredi, offrendogli un ritratto per certi versi inedito me sempre improntato all’umorismo ed alla voglia di vivere. Complice un cast studiato anche nelle piccole parti, il film-tv si pone il semplice obiettivo di far sorridere con un ricordo, il ricordo di un attore dietro la cui risata ci sono state fatiche, sofferenze e gavetta, ma anche l’umorismo, l’ottimismo e la battuta sempre pronta.