Gramellini contro Meloni nell’ultima puntata di In Altre Parole: “Non è vittima del sistema, è il capo”
Massimo Gramellini attacca la presidente del Consiglio nell’ultima puntata di In Altre Parole: “Un premier forte ritira le querele a scrittori e intellettuali un attimo dopo, forse anche un attimo prima, essere entrato a Palazzo Chigi”
Un film che si ripete, ad un anno di distanza. L’ultima puntata stagionale del programma di Massimo Gramellini diventa l’occasione per lanciare stoccate al governo. E se dodici mesi fa era accaduto su Rai 3, con un messaggio che sanciva l’arrivederci alla tv di Stato e una critica all’ingerenza della politica (“Ogni spettatore, pagando il canone, finanzia non solo la propria libertà di scelta, ma anche quella degli altri”), stavolta nel mirino del giornalista finisce direttamente la presidente del Consiglio.
“Gentile Giorgia Meloni, detta Giorgia, ho assistito al lancio della sua TeleMeloni sui social, una risposta che vorrebbe essere sarcastica a chi la accusa di avere militarizzato l’informazione pubblica”, dice il conduttore, in apertura di In Altre Parole. “Mi permetta una domanda, la prima che le farei il giorno in cui accettasse un confronto vero con la stampa: lei, che ha fatto del premierato forte la sua bandiera, è proprio sicura che un premier che si affaccia ai social come se fossero il suo balcone sia un premier forte?”.
Un’introduzione che non è altro che l’antipasto per un affondo decisamente più ruvido: “Un premier forte ritira le querele a scrittori e intellettuali un attimo dopo, forse anche un attimo prima, essere entrato a Palazzo Chigi. Un premier forte non polemizza ogni giorno con singoli giornalisti e soprattutto un premier forte non si dipinge come una eterna vittima del sistema, un sistema di cui lei adesso è il capo”.
Gramellini entra quindi nel dettaglio dell’annunciata riforma, non rinunciando ad un riferimento polemico a Matteo Renzi: “Un premier forte non ha bisogno di diventare autoritario, perché è già autorevole. E non ha bisogno di sfidare mezza Italia sulle riforme dicendo ‘o la va, o la spacca’. Vede, trasformare una riforma della Costituzione in un Referendum sulla propria persona non ha mai portato bene a chi ci ha provato in passato e un premier forte sa che la Costituzione è una creatura complessa e fragile. E sa anche che gli italiani gli sono molto affezionati. Magari non lo dicono, ma il giorno in cui la vedessero messa a repentaglio uscirebbero di casa per andare a difenderla nelle urne e per dimostrare a chi si crede un premier forte che in una democrazia i più forti sono sempre loro: gli elettori”.