Televisione. O, meglio, televisioni. Il prodotto tv che si adegua al pubblico a cui si rivolge. Niente di nuovo, ma l’intervista di Ilary Blasi andata in onda nella puntata di Verissimo di domenica scorsa consente di abbozzare un’analisi aggiornata tenendo in considerazione il docufilm Unica disponibile su Netflix.
Ilary Blasi in comfort zone
La ‘comodità’ è il comune denominatore delle due uscite televisive della conduttrice che sta divorziando dal marito Francesco Totti. Nel senso che, nonostante i contenuti spinosi, il contesto di Unica e quello della trasmissione di Canale 5 di Silvia Toffanin hanno garantito alla Blasi una evidente agiatezza nell’esposizione della sua verità. Insomma, niente seconde domande (e neanche scomode, ci mancherebbe), nessun effetto interrogatorio. Una vera e propria operazione simpatia in due atti, che aiuta senza se e senza ma l’immagine pubblica dell’ex letterina di Passaparola (definizione che usiamo senza nessuna volontà sessista, doveroso precisarlo).
Netflix e Verissimo, le due versioni di Ilary
Le differenze più palesi tra il docufilm di Netflix e l’intervista a Verissimo sono nello stile. Decisamente più patinato il primo, con un’estetica assai curata e un grande lavoro di post produzione nel montaggio. Elementi fondamentali per un prodotto da piattaforma (che in questo caso risulta comunque abbastanza ‘povero’ e ‘frettoloso’ rispetto alla media). In tal senso va letta la dilatazione temporale (un’ora e venti da una parte, 32 minuti dall’altra), che coincide con la sottolineatura dei silenzi e con l’enfatizzazione di particolari scelte registiche da parte di Netflix.
Nel raffronto con Unica, il salotto generalista della Toffanin il linguaggio della Blasi ha rinunciato alla componente dell’ironia, soprattutto nei passaggi delicati sul naufragio del matrimonio. Evidentemente si è preferito privilegiare una narrazione al 100% emozionale, più in linea con il profilo più popolare dell’audience di riferimento per il contenitore della rete ammiraglia Mediaset. Anche se, alla fine, la Ilary ‘in presa diretta’ di Canale 5 è apparsa quasi più fredda di quella più ‘lavorata’ proposta su Netflix, dove ride, piange, interloquisce con l’amica e con la mamma, e, in definitiva, favorisce lo slancio empatico in chi ascolta.
Tra le due non esiste una versione giusta e una sbagliata. Semplicemente perché entrambe centrano l’obiettivo di risultare credibili agli occhi di chi le guarda.