Il tramonto del Conduttore tv (o il suo cattivo uso?)
Di questi tempi, da queste parti, ci si appella molto al buon gusto critico de La Stampa, la cui sezione televisiva è sempre più prodiga di spunti di riflessione. A tal proposito, Alessandra Comazzi propone un’interessante retrospettiva sui numerosissimi flop dell’anno, da Formula Segreta al recente Colpo di genio, che stanno segnando il tramonto del
Di questi tempi, da queste parti, ci si appella molto al buon gusto critico de La Stampa, la cui sezione televisiva è sempre più prodiga di spunti di riflessione.
A tal proposito, Alessandra Comazzi propone un’interessante retrospettiva sui numerosissimi flop dell’anno, da Formula Segreta al recente Colpo di genio, che stanno segnando il tramonto del Conduttore televisivo e la sua sconfitta dinanzi alle impietosi leggi dell’audience.
Perchè se due fuoriclasse come Paolo Bonolis e Simona Ventura sono sempre più in discussione e a mantenersi a galla sono, invece, “i navigatori di lungo corso”, da Gerry Scotti a Carlo Conti passando per Antonellina Clerici, il bilancio si fa preoccupante.
L’estro e la genialità brillante non sono più i requisiti per funzionare, soprattutto se stridono fortemente con i limiti di scrittura imposti ai programmi di nuova generazione. Dunque, i mattatori cadono perchè non hanno la possibilità di esprimersi fino in fondo e vedono le loro illusioni (vedi le utopie catodiche di Bonolis) stridere con la triste realtà dei fatti.
Se a una trasformista come SuperSimo finisce in dote una catapecchia in rovina e al conduttore più strapagato della tv tocca pagare pegno con un quiz farlocco, c’è la sensazione che ci sia una sorta di accanimento collettivo nel vederli floppare.
E’ un po’ la rivincita del pubblico come anche della critica, ambedue sempre più sadici, che ci provano gusto a vedere i grandi miti del piccolo schermo crollare, rivelare le proprie fragilità e le insicurezze di chi finisce disoccupato per un cattivo risultato, come la gente comune.
Ma ci siamo mai chiesti se un miglior uso degli impiegati della tv e una loro ricollocazione produttiva non produrrebbero migliori frutti in tutte le fasce di palinsesto?
Abbiamo mai provato a dare un’altra chanche a Michele Cucuzza, al di là del ruolo di manovale del cazzeggio pomeridiano, e a domandarci se il suo recente libro sui giovani di Locri e la ‘ndrangheta non sia indicativo di un’altra faccia della medaglia?
Siamo sicuri che Barbara D’Urso sia veramente entusiasta della sua nuova veste televisiva e non stia vivendo, dietro la facciata dell’adesione forzata, una reale crisi di identità?
E’ giusto azzerare di colpo i buoni risultati ottenuti con Gf e Fattorie, grazie al suo fare solare e a una conduzione sempre piena di ritmo, alla luce dei due ultimi insuccessi che nascevano già pieni di incognite?
Presi dal brutto vizio di sbattere in prima pagina il colpevole, la verità è che non facciamo più differenza tra i casi in cui i conduttori sono realmente artefici dei disastri tv, vedi gli improvvisati Parietti e Bossari, e i casi in cui quelli veramente bravi diventano capri espiatori delle mancanze altrui.
Che non sono neanche responsabilità degli autori, visto che a investire su stalle e dejavù, intrappolando la tv in un iter al ribasso senza ritorno, sono i direttori di rete… per cui i reality restano una garanzia e i revival l’unica alternativa.