Home Notizie IL ” TALEBANO” DI TELEKABUL….

IL ” TALEBANO” DI TELEKABUL….

L’ultima volta che ho incontrato Sandro Curzi (che se n’è andato in punta di piedi e di silenziosa tv) è accaduto all’ultima Mostra del cinema di Venezia. Era seduto al tavolo di un ristorante, in un albergo centro di desinari e chiacchiere del mondo non sempre fatuo della settima arte. Era abbronzato. La testa calva

22 Novembre 2008 17:35

L’ultima volta che ho incontrato Sandro Curzi (che se n’è andato in punta di piedi e di silenziosa tv) è accaduto all’ultima Mostra del cinema di Venezia. Era seduto al tavolo di un ristorante, in un albergo centro di desinari e chiacchiere del mondo non sempre fatuo della settima arte. Era abbronzato. La testa calva luccicava all’ombra. La pipa spenta le teneva in mano e le faceva fare delle ampie volute finalmente senza fumo, il tabacco fa male ma Sandro se n’era dimenticato da anni. Con lui, era seduta al tavolo la moglie Bruna, una bella signora, scherzammo. “Ehi, Sandro, sono belle le vacanze intelligenti alla Mostra? Intelligenti o no?”. Curzi fece un cenno strano, sorridendo con un volto che non denunciava il male che scavava, come per dire: “Intelligenti? Non so. Siamo qua. Chissà per quanto tempo ancora”.

La risposta è venuta con la notizia della morte. Tutti, nel momento del ricordo immediato, hanno ricordato che era un comunista nel profondo. Lo era senza dubbio ma non fu, non è stata e spero non sarà il solo motivo per cui bisogna ricordarlo, credo. In un mondo in cui la politica (quella di sinistra e quella di destra, o quella di centro) inventava, per così dire, un giornalismo della carta stampata o tv sulle proprio intime voluttà di avere sempre e comunque ragione, in nome della ideologia o dei pregiudizi o giudizi radicati senza i pur sani dubbi che ci dovrebbero comunque essere, Curzi è stato un vero, grande professionista. Duttile, consapevole delle situazione in cui lavorava (anche quando si prestò al gioco e al giogo di Vittorio Cecchi Gori irresponsabile padrone di Telemontecarlo oggi La7), sapeva agire con intelligenza e scoperto tatticismo.

Una volta Roberto Rossellini mi disse che bisognava imparare a prendere in giro, a servirsi dei politici, come i politici vogliono servirsi di noi. Aveva ragione. Ma Curzi, da comunista radicato e aggiornabile, riusciva a essere soprattutto un uomo intelligente, un grande professionista. Io conobbi Curzi quando era vicedirettore a “Paese Sera”, giornale romano a cui collaboravo da giovane. Poi, raccogliendo i frutti di una carriera che lo ha portato ad essere sul finire direttore di “Liberazione” di Rifondazione bertinottiana, Curzi divenne sul finire degli anni Settanta il direttore del Tg3, e cambiò tutto, volto al telegiornale e alla informazione della terza rete, inventando, creando, lanciano giornalisti che giustamente nel giorno del lutto gli rivolgono ricordi e ringraziamenti.

Quel telegiornale era stato denominato “Telekabul”, una definizione come sempre esagerata, nella logica della polemica politica e della invettica satirica che allora faceva da destra e sinistra scuola fino alle miserie dei giorni nostri. Ma, comunque fosse o sia, Curzi non fu e non è mai stato un talebano, e cioè un fanatico (cosa che vale per certi comunisti o certi anticomunisti), un violento nella parola e tanto meno nei fatti, un forsennato, un ideologo settario. Era uno di quei comunisti ragionanti che non si sottraeva a un pizzico di mondanità ma non ne faceva parte, non ci si crogiolava come è capitato e capita ad altri della sua stessa parrocchia, diciamo così. In realtà, la parola parrocchia è proprio sbagliata.

La caratteristica principale di Curzi,anche da membro in carica dell’attuale cda Rai oggi in uscita, era quella di parlare chiaro, di esporre i suoi giudizi con serenità e pertinenza. Ciò non significa che non abbia fatto errori e scelte rivelatesi sbagliate, su cui adesso è bene sorvolare. Ma io lo rammento volentieri per l’efficacia e la brevità dei suoi editoriali al Tg3 e per l’interesse (lavoravo in un altro ramo dell’azienda) per i miei programmi e i miei libri che leggeva,e per provarlo li commentava con citazioni. In poche parole esprimeva le sue idee, le sue posizioni,e ha continuato a fare anche di recente a “Zapping”. Pillole di saggezza e di misura. Un vero politico, un vero giornalista, una persona seria. Metterlo al confronto con i contemporanei dell’antipolitica o della politicanza è impossibile. Lui era un uomo sereno, gli altri dell’antipolitica o della politicanza sono solo imbonitori da luna park, o peggio.
ITALO MOSCATI