Il Sospetto, Gianfranco Scancarello ed Il Festival di Sanremo
La difficile “riabilitazione” di un uomo di televisione e l’evento più importante della televisione italiana.
Capita in una notte d’inizio autunno di vedere un film di grande impatto morale: Il sospetto. Trattasi di una pellicola danese, il cui protagonista, Mads Mikkelsen, ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes del 2012. Il film narra la storia di un maestro d’asilo, accusato di pedofilia da una bambina che frequenta quella scuola materna.
Un’accusa pesante come un macigno che schiaccia questo pover’uomo giorno dopo giorno sempre di più. Il film scorre fra violenze psicologiche e fisiche, che annullano il malcapitato prima nella sua vita professionale e poi in quella privata. Capita poi che legga, su un quotidiano nazionale, una intervista ad un uomo triturato da una vicenda molto simile a quella raccontata dalla pellicola menzionata: Gianfranco Scancarello.
Capita poi che su TvBlog arrivi quest’estate una rubrica dedicata all’universo degli autori. Mi riferisco a “Fuori gli Autori“, che tutti i giorni ha dato spazio ad alcuni fra i più rappresentativi autori del nostro piccolo schermo, dove hanno raccontato la loro visione personalissima di questo affascinante mestiere.
Capita poi che proprio per questa rubrica mi trovi a scegliere un video ed il video in questione mostra la sigla di testa di un programma per ragazzi: Big. La trasmissione in questione andava in onda nel pomeriggio di Rai1 per alcuni anni, prima che lo spazio fosse “usucapito” da altri programmi, ed è stata condotta, fra gli altri, da Emilio Levi e dal prossimo conduttore di Sanremo Carlo Conti. Ma l’occhio cade sui titoli di testa ed in particolare su di un nome: Gianfranco Scancarello, fra gli autori appunto di quel programma.
Scancarello é rimbalzato agli onori della cronaca, ormai anni fa, per la questione della scuola di Rignano Flaminio, in cui venne accusato di pedofilia. Ora è stato completamente assolto al termine del secondo grado di giudizio. Ecco cosa ha detto a Libero lo stesso Scancarello a proposito di quei terribili giorni:
“Ti svegli una mattina, dei bambini ti accusano di essere un pedofilo e devi essere tu a dimostrare il contrario. Capisce? È come essere ucciso da un colpo di P38 alla testa. Ci hanno radiografato tutto: casa, conti in banca, internet, telefoni. E non hanno trovato nulla. Bastava questo, forse, per immaginare che dei genitori di mezza età non potessero diventare improvvisamente pedofili e mettere su una banda criminale con tanto di bidella e cingalese.”
Ed a proposito della prima notte in cella, Scancarello aggiunge:
«Sera del 24 aprile 2007, cella di isolamento a Rebibbia. Sono appena stato arrestato. Buio, silenzio. Da fuori, improvvisamente, sento urlare il mio nome da più persone. Una, due volte. Insulti. Minacce. “A’ Scancare’, con la tua testa ce giocheremo a palla”. “Te veniamo ad acchiappa’ mostro de regazzini”. La mattina dopo – pum pum – vengo svegliato da strani rumori: sono i sassi e la terra lanciati dal campo di calcio contro la finestra a piano terra. E i miei vicini di isolamento, gente agli infettivi, urlano tra loro: “Sai che fine je faranno fare a questo?”. Ma non solo, oltre alla preoccupazione per la mia incolumità ho avuto paura per i miei figli. Tra il 12 ottobre 2006 e il 24 aprile 2007 via Flaminia è stata tappezzata di minacce: “Morte ai pedofili”. Durante l’arresto mi hanno concesso di fare una telefonata: ho chiamato Marcello, allora 23enne, e gli ho detto di prendere le sorelle e portarle via di casa».
Queste sono le motivazioni dei giudici relative alla conferma dell’assoluzione nel processo d’appello:
“I minori furono influenzati dai genitori e gli stessi genitori intrecciarono le loro esperienze sino a determinare un inestricabile reticolo”.
Come ben raccontato dalla pellicola “Il sospetto”, l’accusa di pedofilia é una specie di marchio indelebile che resiste a qualsiasi assoluzione, perfino a quella definitiva. Il film termina infatti con il protagonista oggetto di una fucilata intimidatoria, dopo che apparentemente, a seguito della sua assoluzione, tutto sembrava fosse tornato nella normalità, a partire dai rapporti fra il maestro d’asilo e gli abitanti di quel piccolo paese.
Difficile riprendere la propria vita, praticamente impossibile riprendersi gli anni persi e vissuti nel fango e nell’oscurità della vergogna indotta dal pensiero comune. L’associazione fra quel film, la nostra rubrica, la storia di Scancarello e quel che ne consegue, mi fa pensare a quanto sarebbe bello, se qualcuno si ricordasse di questo autore di Big, in vista di un prossimo soggiorno invernale in Liguria.
Il segnale sarebbe di quelli forti, alla faccia di chi rimarrà sempre con il fucile puntato.