Il Processo, il legal drama cerca di conquistare la fiction italiana
Il liveblogging e la recensione della prima puntata de Il Processo, la serie tv di Canale 5 con Vittoria Puccini e Francesco Scianna nei panni di una PM e di un avvocato alle prese con il caso dell’omicidio di una ragazza
Canale 5 si butta nel legal thriller antologico: è Il Processo, la nuova fiction in onda da questa sera, 29 novembre 2019, alle 21:20, a portare il pubblico Mediaset dentro un giallo che si svolge tra le aule del Tribunale di Mantova, città scelta per l’ambientazione di quella che i produttori definiscono “la prima legal/thriller antologica della televisione italiana”.
Il Processo, la recensione
Quanti polizieschi ci sono in tv? Tanti, forse troppi. Ed Il Processo, nei 50 minuti del primo episodio, sembra intraprendere quello stesso percorso che abbiamo già visto tante volte in altre serie tv italiane e straniere. Bisogna avere la pazienza di arrivare al secondo episodio trasmesso nel primo dei quattro appuntamenti della nuova fiction di Canale 5 per iniziare a vedere un po’ di “ciccia”.
La partenza voluta da Alessandro Fabbri sembra quasi un passaggio obbligatorio, per far scattare il format così come è stato pensato: perché ci sia un processo ci deve essere un reato, e per seguire il processo bisogna conoscere i suoi protagonisti. Il primo episodio de Il Processo diventa così un’”anteprima” de Il Processo vero e proprio, che rivela la sua vera natura solo dalla seconda puntata.
Un peccato? Non proprio: come detto, per far sì la storia si sviluppi in modo corretto e coerente, serve un tragitto con gli step necessari. Il poliziesco, più di altri generi, necessità di questi paletti, ma Il Processo subisce un’evoluzione da puro poliziesco a legal drama. E si entra così in un territorio se non nuovo, inconsueto per la nostra fiction, abituata a vedere scene del crimine, brevi interrogatori e risoluzioni del caso senza che si arrivi in Tribunale.
La vera sfida de Il Processo è quindi quella di rendere accattivante tutta l’attività di un’Aula in cui si succedono testimoni, prove ed arringhe. Gli americani, lo sappiamo, sono maestri in quest’arte (The Good Wife e The Good Fight ci hanno insegnato qualcosa a proposito), mentre noi italiani abbiamo più l’abitudine di entrare nelle aule di Tribunale tramite le parole del talk show o le ricostruzioni degli approfondimenti.
Scommessa vinta o meno, c’è da dire che il formato del legal viene affiancato ad un taglio da fiction che cerca un pubblico che sa quello che vuole: lo dimostra la regia di Stefano Lodovichi (e quelle date in sovrimpressione presi da Il Cacciatore, diretto proprio da lui) e la scelta di un cast che strizza l’occhio ad un pubblico divoratore di serie tv italiane. Un interessante mix di elementi e scelte che potrebbero scontrarsi con il gusto di un pubblico non del tutto abituato a questi ritmi ed a queste ambientazioni.
Un PM, un avvocato ed un omicidio
Gli otto episodi (in quattro prime serate) de Il Processo raccontano lo scontro tra la PM Elena Guerra (Vittoria Puccini) e l’avvocato penalista Ruggero Barone (Francesco Scianna), entrambi al lavoro sull’omicidio della giovane Angelica Petroni (Margherita Caviezel).
Un caso, questo, che li vedrà agire spinti da differenti motivazioni: Elena, che era in procinto di prendersi un anno sabbatico per salvare il proprio matrimonio con Giovanni (Maurizio Lastrico), scopre infatti di avere un legame molto forte con la vittima, cosa che però, decide di nascondere a tutti. Ruggero, invece, si vedrà pian piano coinvolto dai sospetti e dal fascino della principale indiziata, Linda Monaco (Camilla Filippi), una diva dell’upper class mantovana.
In otto episodi, verranno a galla segreti e verità, che coinvolgeranno non solo i due protagonisti ma anche chi li circonda: Giancarlo Guerra (Roberto Herlitzka), noto magistrato antimafia e padre di Elena; Stefano (Alessandro Averone), vecchia fiamma della protagonista; Claudio Cavalleri (Michele Morrone), marito di Linda che ha avuto una relazione con la vittima; Gabriele Monaco (Tommaso Ragno), spietato imprenditore e padre della sospettata ed il suo avvocato Mara Raimondi (Euridice Axen).
Una serie antologica per l’Italia
Come detto, Il Processo si propone come serie antologica legal thriller: la prima stagione, quindi, si concluderà con la risoluzione del caso e, nel caso la serie fosse rinnovata per una seconda stagione, questa potrà avere una storia differente, così come altre ambientazioni e personaggi, pur mantenendo al centro il tema principale della serie, ovvero entrare “in un’aula di tribunale per l’intera durata di un processo”.
L’idea de Il Processo è di Alessandro Fabbri, che per la tv ha già lavorato alla saga di 1992 ed ad In Treatment, che ha scritto la fiction in collaborazione con Enrico Audenino e Laura Colella. A produrre, invece, la Lucky Red in co-produzione con Rti. Le musiche originali sono di Giorgio Giampa, le canzoni originali di Ginevra Nervi. La regia è di Stefano Lodovichi.
Due punti di vista assoluti, una sola verità: parola al regista
Molto interessante la descrizione della serie fatta dallo stesso Lodovichi, che per il piccolo schermo ha già lavorato a sei episodi della prima stagione de Il Cacciatore. Il regista ha infatti spiegato che lo scopo della prima stagione è “raccontare un caso di cronaca e la scoperta di dinamiche relazionali-famigliari del nord alto-borghese”.
Per farlo, si è scelto di utilizzare “una regola tanto divertente quanto estrema, quella del punto di vista assoluto”. Dato per scontato che l’unica verità certa per tutta la serie sarà il fatto che Angelica è stata uccisa, spiega Lodovichi, “il percorso narrativo di tutto il progetto è costruito esclusivamente su due punti di vista, quello di Elena e di Ruggero, che rappresentano il cuore della serie”.
Un passaggio, quello dalla verità assoluta al punto di vista oggettivo, che sarà rappresentato anche dalle prime scene, quelle del ritrovamento del corpo della vittima e della partenza del processo:
“I più attenti noteranno che tra la prima e la seconda scena avviene un cambiamento sostanziale: il mondo del processo si apre su un’inquadratura in 16:9 (classico mascherino cinema\tv) ma, lentamente, le bande del frame si stringono, ‘chiudendo’ il mondo della nostra storia e portandolo -delicatamente, senza che sia evidente- a diventare un 2,35:1 (formato tipico del cinema più epico, nato con il western)”.
Ogni evento della serie, quindi, sarà vissuto tramite il punto di vista dei due protagonisti, a cui sono state affidate anche delle proiezioni immaginifiche, “momenti surreali in cui i due si troveranno spettatori invisibili, fantasmatiche presenze, nella tragica notte della festa a Palazzo Te”.
Coerentemente alla scelta di due soli punti di vista, conclude il regista, è stata scelta “la limitazione dell’uso di ottiche larghe per ridurre la profondità di campo e insistere quindi sul concetto che in questa storia sia veramente difficile avere ogni livello della realtà a fuoco, a ribadire che l’oggettività non può esistere. Questa regola viene estremizzata durante le proiezioni immaginifiche, scegliendo di girare con lenti anamorfiche (a differenza del presente attuale della serie), perché questo tipo di lenti riduce enormemente la profondità di campo”.
Il Processo, streaming
E’ possibile vedere Il Processo in streaming sul sito ufficiale di Mediaset, e sull’app per smart tv, tablet e smartphone, mentre da domani si potrà vedere nella sezione On Demand.
Il processo, social network
Si può commentare Il Processo su Twitter, utilizzando l’hashtag #IlProcesso.