Compirà 83 anni a novembre prossimo, eppure Aldo Biscardi è pronto a lanciarsi in una nuova avventura televisiva dal 26 agosto prossimo. ‘Nuova’ si fa per dire: il Processo del lunedì cambia rete e dopo sette anni trasloca da 7Gold a T9, l’emittente romana presieduta da Rosamaria Cartagirone. La nuova edizione del talk show dedicato al calcio vedrà la direzione generale di Tiziana Viscoli e la regia di Alberto Gangi.
La trasmissione, che vanta il record di longevità, certificata dal Guinness dei primati che ne riconosce 33 edizioni consecutive con lo stesso conduttore, e che dopo essere nata su Rai3 nel 1980 è andata in onda anche su Tmc e La7, verrà trasmessa non solo a Roma e nel Lazio, ma in tutta Italia grazie alla messa in onda contemporanea su altre emittenti e sulla piattaforma Sky al canale 828.
Il debutto – nella stagione in cui il lunedì torna il calcio su Rai3 con Antonio Polito in seconda serata (Maracanã) e su Raisport in prime time – è previsto per lunedì prossimo, alle 20.45, poche ore dopo la conclusione della prima giornata di Serie A.
Sono confermate le rubriche dalle pagelle della settimana e del calciomercato, così come il ‘moviolone’. La sigla sarà firmata come tradizione dal maestro Stelvio Cipriani. Ecco la dichiarazione di Biscardi:
Formula che vince non si cambia ma si apre un nuovo ciclo e una nuova sfida su T9. Il ‘Processo’ funzionerà come ha sempre funzionato, ma una nuova tappa equivale a una nuova sfida. Ho scelto una grossa rete romana per farne un consorzio di reti nazionali. Proprio da questo progetto parte la mia nuova sfida.
Il Processo ha cambiato il linguaggio del calcio in tv, è cosa nota e certificata da tutti gli esperti e gli storici della televisione. È altrettanto doveroso sottolineare come però negli ultimi anni il programma abbia perso ogni tipo di credibilità giornalistica (a patto di presupporre che prima ne avesse almeno un briciolo). È uno show televisivo, di dubbio gusto e per molti tratti inguardabile. Con un anziano conduttore (non più iscritto all’Ordine dei giornalisti dopo lo scandalo Calciopoli) che suscita tenerezza e imbarazzo. Sarebbe stato il caso di dire basta, ma l’ostinazione non ci stupisce.