Il paradiso delle signore, una casa delle bambole che prova a far sognare con la prevedibilità
Il paradiso delle signore non propone niente di innovativo, finendo per avere storyline scontate e personaggi scritti con l’obiettivo di far sognare il pubblico, senza calarlo nel contesto sociale e culturale degli anni Cinquanta italiani
Paragonare Il paradiso delle signore a Velvet potrebbe essere troppo scontato: eppure, la fiction di Raiuno sembra ispirarsi proprio alla serie tv spagnola ambientata anch’essa in un grande magazzino di qualche decennio fa. Triangoli amorosi, misteri che si celano dietro alcuni personaggi e dinamiche legate alla gestione del negozio si ripetono anche nella fiction italiana.
Ma Il paradiso delle signore ha anche un’altra possibilità di paragone, ovvero quella con la serie tv inglese The Paradise, andata in onda per due stagioni ed ispirata, come la serie nostrana, al romanzo di Emile Zola “Al paradiso delle signore”. La versione britannica rispettava di più quella letteraria, mantenendo l’ambientazione di fine Ottocento ed il clima di cambiamento che il pubblico inglese aveva conosciuto con Downton Abbey. In effetti, The Paradise aspirava a competere con un’altra serie simile, ovvero Mr. Selfridge. Il tutto in un’ambientazione di profonde mutazioni sociali e con imprenditori rivoluzionari.
Rispetto allo show inglese, Il paradiso delle signore ha ben poco. Non tanto perchè il tempo del racconto si sposta fino agli anni Cinquanta, ma perchè a livello narrativo non c’è molto che possa sembrare capace di rappresentare quel periodo storico o le trasformazioni in atto in quel periodo. Piuttosto, il grande magazzino sembra un’enorme casa della bambole dove le protagoniste si sfidano a chi è la più brava e bella, mentre il capo osserva dall’alto assorto in altri problemi.
Gli sceneggiatori hanno quindi voluto usare un contesto che il pubblico di Raiuno già conosce ed una base narrativa alta, cercando di ottenere un prodotto ampiamente popolare che avesse le proprie radici nella tradizione italiana e che incuriosisse il pubblico appassionato di moda d’altri tempi.
Ma a danneggiare Il paradiso delle signore è proprio questa convinzione di voler proporre qualcosa di inedito che, in fondo, non lo è: dalla caratterizzazione dei personaggi alle storyline minori, tutto sembra già visto o prevedibile, in un miscuglio di situazioni e momenti che appaiono ben distanti dalla realtà italiana e più calati in un contesto immaginario, costruito per divertire e far sognare il pubblico.
Più che mostrare gli anni della crescita e dell’espansione creativa italiana nel panorama internazionale, Il paradiso delle signore preferisce limitarsi a raccontare una storia romantica, elegante e frizzante, senza approfondire nessun aspetto ed accontentandosi della spensieratezza di gonne e sciarpe a portata di tutti.