Qualche anno fa era capitato con Portobello, La Corrida e La pupa e il secchione. Più di recente è stata la volta de Il mercante in fiera (cancellato per flop), La ruota della fortuna (già registrato, ma in attesa di nuova collocazione dopo il rinvio), Affari tuoi (rivitalizzato da Amadeus), Ciao Darwin (chiuso per sempre) e Rischiatutto (in versione evento). E ora tocca a Il gioco dei nove. Come anticipato dal blog di Davide Maggio, infatti, lo storico programma che debuttò nel nostro piccolo schermo su Canale 5 nel 1988 con Raimondo Vianello (poi si spostò su Italia 1, prima con Gerry Scotti, dopo con Enrico Papi), tornerà in onda, su Tv8 in primavera con Nicola Savino alla conduzione.
La televisione italiana insiste sulla strada dell’eterno ritorno dei titoli del passato. Evidentemente non bastavano Domenica In, I Fatti vostri, La domenica sportiva, Striscia la notizia, Le Iene, Forum, Pressing, Otto e mezzo, L’eredità, Porta a Porta, La vita in diretta, Mi manda Raitre, Chi l’ha visto, Uomini e donne, Amici, C’è posta per te, Ballando con le stelle e Che tempo che fa, stabilmente nei palinsesti nostrani da tempo ormai immemore.
Mancano Canzonissima, Scherzi a parte e Fantastico e poi il resto della programmazione è fatta. Evviva.
Il gioco dei nove e non solo: perché in tv continuano a tornare i programmi di una volta?
La riproposizione del mitologico Il gioco dei nove ci consente di ribadire che l’eterno ritorno dei titoli ha due principali ragioni: la scarsa disponibilità di risorse economiche da parte dei broadcaster (soprattutto della tv lineare) e la desolante crisi di idee nuove, che ha trasformato gli autori in redattori di scalette e poco più. Si contano sulle dita di una mano le novità di intrattenimento della tv contemporanea che hanno avuto fortuna nell’ultimo decennio e che sembrano destinati a resistere nei palinsesti del futuro: Stasera tutto è possibile, Lol (già spremutissimo), Caduta libera (apparentemente in fase di stanca) e The Floor, tutti format tratti e/o importati dall’estero. Evviva bis.