Il generale dei briganti: una caccia al brigante che spreca l’occasione di raccontare la Storia (come Anita)
Il generale dei briganti, la fiction di Raiuno, non segue la precisione storica nè approfondisce la figura di un personaggio, Carmine Crocco, al centro di discussioni durate anni circa il suo ruolo nell’Unità d’Italia
Eroe nazionale o criminale? Poco importa: “Il generale dei briganti”, la fiction di Raiuno, non ci fornisce una ricostruzione storica ad hoc di Carmine Crocco, brigante a capo della lotta antisabauda e tra le fila di Giuseppe Garibaldi per l’unità d’Italia (ma nonostante questo sempre in fuga e ricercato). Il film-tv, infatti, rivede la storia originale di Crocco per regalare al pubblico generalista una fiction appassionata ma poco attinente alla realtà.
Certo, a grandi linee la vita di Crocco (Daniele Liotti) viene raccontata con un certa coerenza, ma la storia si perde quando insiste nel voler raccontare anche la sua storia con Nennella (Raffaella Rea), la volontà di vendicare la sorella Rosita (che, in realtà, non fu sfregiata, ma fu lei a sfregiare una mezzana mandata da un uomo per corteggiarla), la ribellione verso i poteri forti.
La ricostruzione storica, quindi, viene messa da parte per lasciare spazio ad una storia che “prende spunto da” ma che non dà al pubblico una versione attendibile dei fatti. Tant’è che, un personaggio la cui ambiguità morale è stata al centro per anni di accese discussioni come Crocco, viene ridimensionato a ribelle da Far West che riesce sempre a farla franca ed il cui destino è stato scritto più dagli altri che da sè stesso.
Il generale dei briganti
Una caccia al brigante, dunque, che non dona quella profondità al personaggio di cui si sarebbe potuto approndire la crescita interiore e la scelta di darsi al brigantaggio per sfuggire ai dolori provocati dalla donna che amava. L’effetto è lo stesso provocato da “Anita”, altra fiction andata in onda il mese scorso e che è stata realizzata all’interno delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia.
Se lì ci si concentrava sulla coppia protagonista, fino a far diventare il processo di unificazione nazionale lo sfondo alla loro storia d’amore, “Il generale dei briganti” sicuramente tiene maggiormente conto del dato storico, sfruttandolo però sempre come semplice spinta iniziale al resto della scena, che predilige un tono totalmente diverso.
Da una fiction da prima serata di Raiuno, sia chiaro, non ci si aspetta il documentario o l’approfondimento storico: la creatività nello scrivere una sceneggiatura sta anche nell’avere la fantasia di reinventare certe situazione rendendole funzionali al racconto. Ma se quest’ultimo vuole essere una storia d’amore, di tradimenti o di un’amicizia interrotta, allora sarebbe meglio non tirare in ballo l’Unità d’Italia come pretesto per realizzare l’ennesima fiction storica dove le imprecisioni diventano libere ispirazioni.
