Luigi Gubitosi ha appena compiuto il suo primo anno al timone della Rai. Chiuso in utile il secondo semestre 2013, grazie ai tagli ai costi e agli sprechi, ora punta “a un risultato operativo con il segno più quest’anno e al pareggio di bilancio nel prossimo, per raggiungere l’obiettivo fondamentale del risanamento”.
Conti a parte, la missione di Gubitosi è di “elevare il ruolo e la funzione del servizio pubblico sul piano della qualità”. Così Gubitosi commenta, in un’intervista a La Repubblica, i suoi prossimi obiettivi in vista del nuovo Contratto di servizio e del rinnovo della Convenzione con lo Stato nel 2016:
“Mi permetto di parlare anche a noma della presidente Anna Maria Tarantola, noi non ci faremo né intimidire dalla politica né condizionare dalla pubblicità. Questa è la missione aziendale. Se riusciremo a fare programmi di qualità, non mi preoccuperò tanto di perdere ascolti. Certo è che dobbiamo abbandonare la strada di una certa produzione trash e riprendere quella della tradizione culturale, a partire dal teatro”.
In questo senso si spiega perché il direttore di RaiUno, Giancarlo Leone, veda sempre il lato positivo degli innumerevoli flop in Rai quest’anno. Quanto alle polemiche su Mission, risponde con fare rassicurante:
“Si tratta di social tv. E non ho difficoltà a dire che far visionare il programma in anticipo alla Commissione parlamentare di vigilanza sarebbe una forma di censura preventiva, in contrasto con l’articolo 21 della Costituzione. Per il momento Mission è un programma che nessuno ha visto – nemmeno io! – perché ancora non c’è materialmente: al montaggio, tra l’altro, parteciperà anche un esponente del Commissariato Onu sui rifugiati. Prima di mandarlo in onda, lo visioneremo attentamente e poi sarà il pubblico a giudicare. Trovo incredibile che della Commissione di Vigilanza faccia parte un senatore (Maurizio Rossi di Scelta Civica) che è proprietario di una tv privata, è in palese conflitto di interessi e ciò nonostante chiede alla Rai i contratti, i compensi e i dati sensibili che impattano sulla concorrenza”.
Gubitosi definisce una “deriva pericolosa” la mania degli esposti contro la Rai all’Autorità di garanzia sulle Comunicazioni, come quello inoltrato dall’onorevole Brunetta contro Che tempo che fa per i troppi ospiti di sinistra del suo programma.
Poi Gubitosi fa un suo personale bilancio sull’aumento vertiginoso dei talk show in televisione, verso cui il pubblico comincia a mostrare segni di insofferenza:
“Quello è un format che si sta cercamente logorando. Capisco la stanchezza dei telespettatori. I talk show riflettono una politica che divide e a loro volta alimentano le divisioni. E’ un circolo vizioso in cui imperversa un linguaggio sempre più distruttivo. Noi in Rai durante l’estate abbiamo già fatto un tentativo con le quattro puntate di Petrolio, il programma di Duilio Giammaria sul patrimonio dei nostri beni culturali. Ed è stato senz’altro un esperimento riuscito. Su questa linea, stiamo studiando una serie di trasmissioni sul rapporto fra Italia ed Europa, anche per stimolare l’orgoglio nazionale e suscitare l’emulazione. Poi, ci occuperemo dell’Expo 2015 di Milano. Una nuova programmazione culturale è prevista su Rai5, mentre abbiamo affidato a Silvia Calandrelli un ciclo di puntate sulla Storia. Vogliamo contribuire, insomma, a far crescere il gusto del pubblico”.
Quanto all’eventuale messa in onda del vidomessaggio di Silvio Berlusconi, il dg Rai dice di rispettare l’autonomia dei direttori e che, se dovesse arrivare, sarà comunque una notizia, ma “si garantirà il contraddittorio con le altre parti politiche”.