Il Ddl Sallusti diventa la legge anti-Gabanelli, incorreggibile PDL
Dovrebbe essere un provvedimento d’urgenza con l’obiettivo, dichiarato, di salvare Alessandro Sallusti, ex direttore di Libero, dal carcere. Invece il provvedimento, licenziato con la consueta lentezza e ancora fermo in commissione, potrebbe diventare l’occasione ghiottissima per modificare le norme sulla diffamazione a mezzo stampa, mettendo i giornalisti nel mirino. L’emendamento proposto dal senatore Caliendo, PDL
Dovrebbe essere un provvedimento d’urgenza con l’obiettivo, dichiarato, di salvare Alessandro Sallusti, ex direttore di Libero, dal carcere. Invece il provvedimento, licenziato con la consueta lentezza e ancora fermo in commissione, potrebbe diventare l’occasione ghiottissima per modificare le norme sulla diffamazione a mezzo stampa, mettendo i giornalisti nel mirino. L’emendamento proposto dal senatore Caliendo, PDL (ancora loro), vorrebbe rendere nulle tutte quelle tutele, anche contrattualmente previste, in favore dei giornalisti.
L’obiettivo è quello di evitare che gli editori possano farsi carico economicamente di eventuali risarcimenti da condotte diffamatorie: a pagare deve essere il giornalista. Si tratta, a grandi linee, proprio di quel tipo di tutela che Milena Gabanelli chiese alla Rai in un durissimo scontro con l’azienda teso ad evitare che i suoi freelance rimanessero da soli a fronteggiare le richieste di risarcimento danni (molto spesso pretestuose e inquadrabili nella semplice intimidazione) di quanti si ritengono diffamati da un qualsiasi servizio giornalistico.
L’ideatrice e conduttrice di Report aveva vinto la sua battaglia sulla tutela legale, ma se l’emendamento al Ddl Sallusti venisse approvato potrebbe divenire completamente inutile visto che l’ineffabile senatore Caliendo punta a far inserire nella legge sull’editoria un paio di commi “strategici”. Nonostante il clima da fine impero e la feroce disaffezione nei confronti della politica i nostri parlamentari non perdono il vizio di provare ad inserire surrettizie modifiche a proposte di legge, anche quelle che in teoria andrebbero nella direzione opposta, in ossequio alla loro personalissima agenda.