Il Concertozzo, la poesia delle imprese (anche quotidiane) si fa doc su Real Time
Musica, autismo, inclusione, poesia, realtà, bellezza, disperazione, lavoro, impegno, Elio e Le Storie Tese sono alcune delle parole chiave de Il Concertozzo
“La mia idea era quella di sfruttare la musica degli Elio e le Storie Tese come veicolo per portare a tutti questi temi…” dice Elio presentando al pubblico di Monza la quarta edizione de Il Concertozzo, che Real Time ci racconta in prima visione giovedì 29 agosto alle ore 21.30, e così è stato. Ma se il traino di questo evento senza eguali è un gruppo che ha fatto, a proprio modo, la storia della musica in Italia, l’anima di questo racconto è nei ragazzi che aprono il proprio cuore e si regalano senza freni alla telecamera e al pubblico tv con una bellezza e una sincerità che raramente un obiettivo riesce a catturare.
Il Concertozzo – Musica e inclusione in Italia è soprattutto questo: è un viaggio nelle storie quotidiane di un gruppo di giovani con sindrome dello spettro autistico su cui l’iniziativa organizzata da Elio e Le Storie Tese, in collaborazione con il Trio Medusa, riesce a puntare ogni anno i riflettori. Lo sa senza pietismo o condiscenza; lo fa con la forza delle testimonianze di chi – come l’appassionata del Giappone Bea, il ‘gigante buono’ Matteo, il batterista ‘metallaro’ Lorenzo, il violinista Andrea – hanno trovato nel lavoro la chiave per vivere, per affermarsi, per conquistare quella dignità che uno Stato impreparato – e per lo più sordo e cieco di fronte al multiforme quotidiano – non riesce a garantire alle persone neurodivergenti.
“Una Woodstock dell’inclusione”
Quello che il doc prodotto da Banijay racconta è un unicum: Elio dal palco la definisce una “Woodstock dell’inclusione” ed è soprattutto un evento unico nel mondo. Il Concertozzo 2024, una due giorni che si è tenuta lo scorso 25 e 26 maggio, è stato infatti il primo evento musicale in cui il food & beverage è stato curato esclusivamente da realtà che impiegano ragazzi autistici.
“Questa per noi è la dimostrazione che l’inclusione lavorativa per le persone autistiche si può realizzare anche in condizioni quasi impossibili, come quelle di un concerto rock. Speriamo che il nostro esempio venga imitato da un numero crescente di colleghi e di arrivare un giorno non lontano a festeggiare tutti insieme in una enorme Woodstock italiana dell’inclusione lavorativa per le persone autistiche”
ha dichiarato Elio. Il doc è una finestra sulla realtà quotidiana di alcuni, senza dimenticare quanto l’inclusione piena, consapevole, matura, conquistata come dimensione sociale sia ancora lontana. E sentire Andrea che spiega l’Asperger è una lezione impareggiabile contro i pregiudizi.
“L’autismo parte come un dramma… Ho scritto nella prefazione del libro di Pizza Aut che quella realtà nasce dalla disperazione. Questo è importantissimo che sia molto chiaro. La forza di Nico è essere così bravi da affrontare un mostro, ammansirlo, trovare delle risposte”
dice Elio raccontando questo evento di cui è instancabile (pro)motore. E devo dire che la delicatezza de Il Trio Medusa, e soprattutto l’eleganza e la signorilità di Gabriele Corsi, dà quel tocco in più che si percepisce anche nel poco ‘spazio’ di cui sono protagonisti. Mi sia concesso un ‘off topic”: quanto sarebbe bello un Sanremo affidato alla conduzione di Gabriele Corsi con la direzione artistica di Elio. E un ‘Sanremozzo’ sarebbe ancora più bello…
“Siamo fatti di-versi perché siamo poesia”: una comunità si fonda sul rispetto
Tornando al documentario, si parte da PizzAut, di cui si presenta al grande pubblico l’attività e di cui si seguono i preparativi in vista del Concertozzo, con le difficoltà, le emozioni, l’impazienza per un’esperienza mai fatta prima. C’è spazio per le altre associazioni coinvolte nella due giorni di musica e inclusione: tra queste Voglio la Luna, Tortellante, SbrisolAut, I Ragazzi della Luna, Cascina San Vincenzo, FacciaVista, Rete TikiTaka, La Tenda – Progetto gli Sgusciati e AutAcademy.
Tutto questo non è una ‘magia’, ma è figlia di impegno, di sacrificio, di tenacia, di lungimiranza. Di rispetto. Il doc è un’ode – non so quanto consapevole – all’idea di comunità: quella che si raccoglie intorno agli Eelst lo è. E le comunità si fondano sul rispetto, quello che sembra mancare sempre di più nel quotidiano dei ‘neuroconvergenti’.
Non ho usato a caso la parola ‘figlia’. Se c’è un punto su cui Elio, ma l’intero doc insiste è che “gran parte del peso sarà sempre sulle spalle delle mamme e dei papà“. Forse anche per questo nel doc si è scelto di non dare un nome ai padri e alle madri intervistate: una scelta piuttosto ‘dura’, che sembra privare i genitori di una propria identità, ‘assorbendola’ a quella dei propri figli. L’effetto è quello di un ‘annullamento’ – non so quanto voluto – che rischia di indebolire un pizzico quel senso di autonomia e di autodeterminazione che i ragazzi dimostrano nel corso del doc. O forse è un modo per ricordare al pubblico che non basta un ‘Concertozzo’ per trasformare la realtà degli altri 363 giorni…
Una rivoluzione silenziosa e necessaria
La sintesi migliore de Il Concertozzo, perfetta anche per il doc, ce la fornisce Gabriele Corsi:
“Il Concertozzo è il racconto di un’esperienza unica al mondo. Una storia di musica, inclusione, amicizia. Una storia che ci ricorda che “è vietato calpestare i sogni”. Elio e le storie tese, il Trio Medusa, l’incredibile esperimento di Pizza Aut. I racconti straordinari e commoventi di ragazze e ragazzi autistici che, silenziosamente, stanno facendo una rivoluzione.”
Non possiamo, dunque, che invitarvi a fare parte di questa rivoluzione, intanto ricordandovi l’appuntamento con Il Concertozzo – Musica e inclusione in Italiagiovedì 29 agosto alle ore 21.30 su Real Time (DTT, 39), e rimandandovi al sito dell’iniziativa. Ma la cosa più importante è coltivare il rispetto, l’ascolto, la condivisione. E metterle in pratica. Sempre.