Il commissario Montalbano, Dajana Roncione a TvBlog: “Torno su questo set per la seconda volta”
TvBlog intervista Dajana Roncione, guest star della puntata di oggi de Il commissario Montalbano, Una lama di luce
Torna questa sera l’appuntamento con Il commissario Montalbano, con l’ultimo dei 4 film previsti per quest’anno, dal titolo Una lama di luce. La guest star di puntata, questa volta, sarà Dajana Roncione, giovane e brava attrice che abbiamo recentemente visto in tv in Nero Wolfe, Il sogno del maratoneta e Walter Chiari – Fino all’ultima risata. La incontro alla conferenza stampa di presentazione della fiction, e rimango colpita da due cose: dalla sua bellezza (dal vivo è ancora più bella che in video) e dalla forza e dalla determinazione di questa ragazza che, da quando si è diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, non ha mai perso di vista il suo sogno, quello di recitare in prodotti di qualità.
Intanto, per iniziare, sappiamo che per te è la seconda volta ne Il commissario Montalbano…
Sì, ho avuto una piccola parte ne La caccia al tesoro, andato in onda nel 2011. Ero Alba Carraro, una ex prostituta che cercava di rifarsi una vita e che è stata coinvolta nelle indagini di Montalbano. Ora il mio impegno è stato maggiore.
Sappiamo che in Una lama di luce il tuo personaggio dovrà interagire con quello di Mimì Augello. Cosa ci puoi raccontare?
Interpreto Valeria Bonifacio, una donna che sarà coinvolta in un’indagine del commissario. Montalbano manderà Augello, sotto le mentite spoglie di un avvocato, per sapere qualcosa di più di questa donna, un personaggio estremamente complesso. Valeria, nel suo unico attimo di debolezza, cederà alle lusinghe di Mimì, che riuscirà ad irretirla, anche se tra loro non ci sarà nulla di intimo. Lei è una donna che usa molto la sua seduzione, ma in realtà rimane sempre molto chiusa, e quello che fa lo fa sempre per uno scopo calcolato. Mi piace pensarla come una pupara, una che muove dei burattini, un ragno che costruisce le tele… Si vede e si sente che è un personaggio scritto da un grande autore come Camilleri.
Ci sarà quindi questo incontro-scontro con questo avvocato Diego Croma, che poi sarebbe Mimì. In realtà la sua storia è legata a quella della sua migliore amica, che si chiama Loredana. Non si capisce bene come mai Valeria prenda in mano la situazione, mettendosi a rischio, costruendo un piano elaborato altamente criminale, per il bene di questa sua amica che, a differenza sua, è una donna molto debole, che viene da un precedente fidanzamento con un ragazzo violento, che è stata poi ‘comprata’ da un marito, e si è poi innamorata del fratellastro di Valeria. In un primo momento, quindi, può sembrare che Valeria faccia tutto questo per il bene del fratellastro, o per una voglia di dare libertà a un’altra donna, in un concetto femminista, dall’altro può sembrare che ci sia un innamoramento della donna nei confronti dell’amica. Un personaggio molto enigmatico, molto ambiguo.
Immagino quindi che sia stato interessante interpretare un personaggio così complesso, no?
Sì, molto. Diciamo che è stato un lavoro ‘al contrario’, perché di solito i personaggi che hanno questo tipo di corazza necessitano una costruzione di tutto ciò che dentro li muove, per poi costruire questa corazza esterna. Ho cercato quindi prima di tutto di capire questo personaggio, che neanche nel romanzo si capisce bene com’è, per via di questa sua ambiguità, per poi metterlo in scena. È stato un lavoro molto bello.
Per te che sei ancora così giovane, come è stato rapportati ad attori, come ad esempio Zingaretti o Bocci, che interpretano il loro ruolo da 15 anni? Eri in soggezione?
Paradossalmente, questo fatto che tra di loro ci sia questa unione, quasi come se fossero una compagnia teatrale, fa sì che anche chi arriva dopo venga accolto con entusiasmo. Non mi stancherò mai di dirlo: ho trovato davvero delle persone e dei colleghi straordinari su quel set. Il fatto che poi, dopo la mia prima partecipazione, sia stata confermata di nuovo, è la testimonianza che c’è anche una stima reciproca, sia nel lavoro che come umanità. Sono tutte persone che fanno questo lavoro insieme da 15 anni, quindi c’è una grande sintonia, grande partecipazione e grande organizzazione. Io mi sono sentita subito parte di questo loro ambiente, non mi sono mai sentita esclusa.
Tu sei siciliana. Come è stato per te tornare a lavorare nella tua terra?
Sono sempre contenta di interpretare dei ruoli che rispecchino la mia terra, che mi permettano anche di parlare con la mia cadenza, di parlare della Sicilia. È sempre un’occasione che mi permette anche di sentirsi più libera, di indagare attraverso Camilleri le nostre patologie, i nostri lamenti, i nostri respiri. In questi quattro episodi poi si sente veramente che lui si inoltra nelle nostre radici, nella nostra storia. Purtroppo io non ho mai avuto la fortuna di incontrare Camilleri, avrei voluto tantissimo conoscerlo, spero possa capitare presto.
Quando hai saputo di essere stata scelta di nuovo per Montalbano, per questo nuovo ruolo, che emozione è stata?
Ah, un’emozione grandissima. Per me è stata una conferma che il lavoro che avevo fatto precedentemente era rimasto impresso, era piaciuto. Il fatto di essere stata fortemente voluta da Alberto Sironi, da Luca, da Cesare, mi ha fatto sentire apprezzata, stimata, e questo per un’attrice è molto importante.
Far parte di un progetto come Montalbano, con picchi di share altissimi e milioni di telespettatori incollati alla tv, come ti fa sentire? Senti una certa responsabilità?
Se dovessi vivere il mio lavoro con questo grande senso di responsabilità forse smetterei di farlo (ride, ndr). In realtà è perché questo senso di responsabilità io ce l’ho di mio già moltissimo, e spesso questa cosa mi causa una non libertà di osare, di divertirmi o essere sicura di quello che sto facendo. Io mi fido sempre molto del fatto che quando lavoro ci tengo tantissimo a fare un lavoro curato, scrupoloso, studiato. Devo fidarmi di questo, di me stessa. Mi piace anche buttarmi, con estrema coscienza di quello che faccio però.
Tra i tuoi precedenti lavori televisivi, tra i personaggi che hai interpretato, ce n’è uno che senti particolarmente tuo?
Sicuramente Il sogno del maratoneta, dove ho recitato al fianco di Luigi Lo Cascio. Io interpretavo la moglie, Teresa, un personaggio che mi è rimasto molto impresso perché aveva delle similitudini con me e perché ho dovuto recitare in emiliano, facendo quindi anche un grande lavoro sul dialetto. Inoltre dal punto di vista dell’esperienza è stato un lavoro importantissimo perché Leone Pompucci è stato un regista che ha osato molto per le fiction italiane. Era sempre molto critico, esigente, mi piace questa cosa di voler chiedere di più agli attori, e lui lo fa.
Quindi nella fiction italiana esiste ancora chi vuole fare qualcosa di diverso, qualcosa di qualità, al di là del semplice share?
Guarda, io credo che la voglia ci sia da parte degli autori, degli sceneggiatori, dei registi. Non so dirti quali siano le dinamiche in base alle quali viene scelto cosa va bene e cosa no, cosa produrre e cosa no. Quello che ti posso dire è che io mi reputo fortunata per aver preso parte sempre a progetti che avevano un’esigenza, un senso. Soffrirei se dovessi prendere parte a qualcosa che è invece legato ad altre logiche, come a quelle di commercio o di accalappiamento del pubblico, piuttosto che un lavoro che ha un senso artistico e del valore. Credo che da noi debba ancora cambiare quel tipo di pensiero per cui le cose devono essere fatte tutte nella stessa maniera. Credo che debba essere assecondato il cambiamento, che si debba avere attenzione al momento storico, ascoltare di più i giovani, dare più possibilità anche ai giovani attori. Noi attori siamo davvero in una condizione catastrofica, in cui è difficile farsi vedere e farsi valere. Io ho scelto di fare questo lavoro perché ho voglia di far parte di progetti che abbiano un senso.
A questo proposito, cosa ti piacerebbe fare ora?
In questo momento sto lavorando a un progetto indipendente. Negli ultimi anni ho collaborato con un gruppo fortissimo, con un regista che ha voglia di fare una sua opera prima come vuole lui, una sceneggiatrice che vuole scrivere senza vincoli, e un’attrice – io – che vuole recitare come dice lei. Ci siamo uniti, abbiamo sposato un progetto, che riguarda la figura di Tina Modotti, a cui sono legatissima sin da piccola, e stiamo lottando per avere dei finanziamenti e farcelo produrre, perché crediamo che il nostro messaggio all’interno di questo film possa essere qualcosa di nuovo e di interessante. Io non sono una di quelle che pensano che le cose ti devono cascare addosso, ma credo che bisogna andare a cercarsi le occasioni. Credo in questo lavoro, faccio l’attrice anche senza stare attaccata al telefonino aspettando le chiamate. Voglio fare i miei progetti e voglio essere un’attrice che fa parte di progetti che stima, altrimenti mi sentirei davvero morire. Oggi è sempre più difficile, ma è anche questo il bello del nostro lavoro.
Ringraziamo Dajana per il tempo che ci ha dedicato. L’appuntamento televisivo con lei è per questa sera su Rai1 intorno alle 21.10.
Foto di scena | Fabrizio Di Giulio
Si ringrazia Katya Marletta Press office