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IL CINEMA E’ MORTO, PER LA TV…

Penosa situazione del cinema in Italia. Non parlo del cinema italiano che, come si sa, non attraversa un buon periodo, anche se il dopo Mostra di Venezia la cosa si ripete regolarmente : alla Mostra i film italiani piacciono poco o pochissimo, il botteghino s’incarica di mitigare gli ardori degli ottimisti per partito preso. (Si

11 Ottobre 2007 15:22

troyPenosa situazione del cinema in Italia. Non parlo del cinema italiano che, come si sa, non attraversa un buon periodo, anche se il dopo Mostra di Venezia la cosa si ripete regolarmente : alla Mostra i film italiani piacciono poco o pochissimo, il botteghino s’incarica di mitigare gli ardori degli ottimisti per partito preso. (Si tratta di persone che vivono sotto il tavolo del cinema per raccattare qualche avanzo, occupando posti ministeriali, postministeriali, parastatali, regionalpopolari, regionalliberisti, sottobosco, comunicational…) Ma non è della casta,questa minicasta, che qui si vuol segnalare l’importanza.
L’importanza del tema è legata all’uso del cinema che si fa oggi nelle reti generaliste e della informazione relativa sempre al cinema dentro e fuori i telegiornali. Veniamo da un’estate che, come sempre, ha vissuto di film, film infilati nel palinsesto come riempitivi nella maggioranza dei casi. E bisogna dire che ancora una volta il bianco e nero, anche italiano, comico o no, con o senza Totò, ha funzionato bene. L’identità nazionale vive di sole e di tuffi consolatori nel passato. Sono stati ben graditi anche i film stranieri, specie se americani,con una certa prevalenza dei western che sono tornati di moda grazie al revival di Sergio Leone e dei western che non si chiamano più spaghetti.
La stagione televisiva vera e propria continua a proporre film per rimediare grandi serate, che mancano o sono più o meno le stesse, film più o meno nuovi, quasi sempre blockbuster che però la tv non di rado umilia fortemente. Due palle: il pubblico sembra reagire così e non si fa tanto incantare dal grande schermo infilato a forza nel piccolo elettrodomestico che lo umilia dopo averlo sfruttato. Può accadere poi che Achille e il campare Ettore (“Troy”) perdano il duello con la coppia di santi Chiara e Francesco, dopo che il neosanto Giuseppe Moscati (non sono parente) ha aperto la strada.
Sul piano della informazione, essa è ormai di due tipi. Confinata nei tg per reclamizzare filmoni o divi con le tette (non solo Monica Bellucci ma anche George Clooney e i suoi party) o per dare velocemente conto di questo o quel festival (spot pubblicitari alla fin fine). Resta nel cuor della notte, dopo che gli hanno sbattuto la ” Porta a Porta” in faccia, Gigi Marzullo con il suo “Cinematografo” (ne ho perso le tracce) dove c’è una compagnia di signore e signori che saettano da un film all’altro. E’ l’unico presidio e ha ascolti che finora gli hanno permesso di andare avanti. Marzullo non è amato dagli appassionati ma RaiUno finora non lo ha abbandonato, anzi lo ha sostenuto.
Basta tutto questo? Non credo. Non voglio tornare indietro nel tempo ai cicli di film o registi (che odorano di vecchi, polverosi cineforum) o quando ci si scappellavano di fronte a preziose e distillate confezioni di notizie cariche di opinionisti come l’Arca di Noè. Ho la netta sensazione però che le tv ricorrono d’abitudine al cinema come sotterfugio, come tappabuchi, come alibi. In questo modo non si rendono conto di far svolgere una sorta di lungo funerale in cui s’impastano lacrime e nostalgie, carezze e pistolettate, seduzioni e tradimenti (titoli che si rivelano meno efficaci di come li ricordavamo).
Eppure non è così che stanno le cose. Il cinema è talmente vivo come opere che si producono e come appuntamenti (festival, eccetera) che varrebbe la pena di ristudiare la questione in termini generali e più approfonditi. Rispettando il cinema ad esempio. Non usandolo come surrogato di uno show o come spunto per uno di quei film-dossier su temi sociali e politici (dossier che senza film sono finiti nel calderone dei talk show).
Servono idee nuove anche sulla produzione di film finanziati dalle e per le tv. Aria fresca.
Il viale del tramonto vero non è quello raccontato da Billy Wilder con Gloria Swanson e Erich Von Stroheim, sta nelle teste e nei corridoi poco pensanti dei programmatori sia che abbarbichino ai film d’antan o di appena ieri (costosi), sia che si incollino alle nuove gonne di Charlize Teron (quelle che non si sgomitolano come accadeva nello spot da cui la bella e brava attrice decollò ).
ITALO MOSCATI