Il cavallo e la torre, Pescopennataro e l’occasione sprecata per raccontare un pezzo di paese
Parte da Pescopennataro, piccolo comune molisano, il racconto quotidiano di Il cavallo e la torre. La recensione del debutto.
Ai piedi del cavallo Rai di viale Mazzini Marco Damilano ha dato avvio questa sera alla sua esperienza sulla tv di stato, alla conduzione del nuovo programma informativo Il cavallo e la torre. La striscia quotidiana di dieci minuti, inserita nel palinsesto di Rai3 per raccontare “la politica, i poteri, le persone”, parte dal racconto di un piccolo paese molisano, Pescopennataro.
Il comune viene presentato come una realtà spopolata delle aree interne del nostro paese, ma il focus finisce presto per spostarsi altrove, nonostante gli input dati dalle parole della sindaca, che parla delle promesse elettorali mai mantenute e dell’assenza di nascite per più di vent’anni, con un’inversione di tendenza registratasi solo nel 2020, grazie ad un progetto di accoglienza (i minori attualmente residenti nel comune sono 16 su 233 abitanti complessivi).
L’attenzione passa però prima al racconto della storia che ha attraversato Pescopennataro e poi a raccontare se gli abitanti sono intenzionati ad andare a votare o meno e così la piccola realtà molisana passa in seconda piano, con la riflessione conclusiva di Damilano dedicata ai sedici milioni di elettori ancora indecisi se recarsi al voto, che termina con l’appello rivolto ai leader di partito a dedicare la propria attenzione a queste persone.
Il cavallo e la torre spreca l’occasione di raccontare un pezzo autentico di “paese”, parola scelta come titolo della prima puntata, come avrebbe invece potuto fare dando maggior spazio alle difficoltà e alla necessità della comunità molisana di Pescopennataro, che rappresenta un vivo spaccato di una realtà più vasta all’interno della nostra penisola.
Il racconto, mosso quindi dall’esigenza di mettere in luce un aspetto ben preciso del voto del prossimo 25 settembre, ovvero il rischio di un’elevata estensione e di non rappresentare quindi un larga fascia di elettorato e popolazione, si alterna fra immagini in esterna e commenti in studio, con Damilano seduto ad una scrivania posta in uno studio moderno e minimale, che si mostra nella sua interezza solo nella sua inquadratura più ampia, lasciando per il resto spazio al primo piano del giornalista.
Per dare un giudizio sulla bontà complessiva della scelta fatta con Il cavallo e la torre bisognerà attendere ancora; per ora si può solo osservare che si è lavorato per mettere in piedi un programma che integri diverse componenti tra loro, dal racconto sul campo, all’analisi e ad un commento di più ampio respiro, uniti a un buon racconto per immagini e ad un’efficace scelta grafica e visiva. Se sono elementi che saranno sufficienti per mettere il telespettatore ogni sera di fronte a un pezzo di Italia, nelle sue più varie sfaccettature, lo dimostreranno solo le prossime settimane.