Il brutto vizio dei Viziati
Sabato scorso, in seconda serata, ha preso il via la nuova trasmissione di RaiTre a cura di Italo Moscati, dal gustosissimo (e ambiziosissimo) titolo – almeno sulla carta – “Viziati: quanto ci hanno rovinato cinquant’anni di TV”. Ho scoperto la programmazione per caso, ovvero sfogliando[…]
Sabato scorso, in seconda serata, ha preso il via la nuova trasmissione di RaiTre a cura di Italo Moscati, dal gustosissimo (e ambiziosissimo) titolo – almeno sulla carta – “Viziati: quanto ci hanno rovinato cinquant’anni di TV”. Ho scoperto la programmazione per caso, ovvero sfogliando distrattamente la guida televisiva di mia moglie poche ore prima la messa in onda. Sembra, infatti, che le buone intenzioni dei curatori dei palinsesti debbano rimanere sempre inesplorate o non sufficentemente comunicate agli appassionati… Ho programmato il videoregistratore con voluttà, pregustandomi un tuffo da ben 60′ nel revival delle gigantesche Teche Rai. I primi due “vizi” esplorati: il voyeurismo e la “buona educazione”.
Tornato a casa nel cuore della notte, mi sono concesso la fremente e immediata visione della trasmissione appena acquisita: purtroppo, con amarezza, ho constatato ancora una volta come la memoria dei curatori di questo tipo di documenti sia a brevissimo termine e privilegi realmente pochi anni di retrodatazione. Inutile sottolineare quanto venga storpiata in questo modo, in maniera insopportabile, quel retroterra culturale e sociale – diffuso attraverso 50 anni di esperienza televisiva – che dovrebbe giustificare l’iniziativa e completare esaurientemente la ricerca storica.
Chi, come me, conosce anche solo per “sentito dire” (anagraficamente sono nato molto tempo dopo le prime antenne) gli episodi e i personaggi che hanno caratterizzato la storia della televisione italiana, non può che biasimare – nella sezione “voyeur” – la presenza dei balletti di Alba Parietti e Valeria Marini (Mondiali di Calcio 1994) e l’assenza – anche solo anedottica – delle gambe nude di Alba Arnova o delle cosce velate “alla Kessler”, così come l’inserimento di servizi televisivi sui “primi” transessuali cozzano miseramente contro l’inspiegabile sparizione, dalla memoria collettiva, di quel calderone diabolico e fantasmagorico che fu “Strix” (creato da Enzo Trapani) o dei primi seni catodici – rubati al Crazy Horse – inseriti fugacemente in “Odeon”. Contemporaneamente, a proposito di “buona educazione”, ecco la profusione di bava, grida, minacce e schiaffoni menati dall’effimero Sgarbi o dal gigantesco Ferrara contrapposta all’omissione roboante della “mitica” bestemmia di Leopoldo Mastelloni o dello sguaiato turpiloquio del miglior Luttazzi in “Magazine 3″.
Peccato, peccato davvero. Tanta “televisione patinata”, “spazzatura” dei nostri poveri tempi e pochi fotogrammi in bianco e nero o masterpieces a colori. Eppure bastava guardare un poco indietro, con più attenzione. Aspettiamo con impazienza gli esami di riparazione in storia (”Golosi” e “Clonati”, in onda sabato prossimo), sperando che le puntate portino consiglio.