Il Boss delle Cerimonie, migliaia di persone ai funerali di Don Antonio Polese [VIDEO]
L’ultimo saluto al Boss delle Cerimonie nella Sala Reale del suo Castello: e non poteva essere altrimenti.
Ne mancavano venti per arrivare a quei ‘cient’anne’ che augurava sempre “come il vostro cuore desidera”, ma il suo, di cuore, l’ha tradito giovedì 1 dicembre dopo una vita vissuta intensamente e senza dubbio piena d’amore: lo hanno dimostrato le migliaia di persone che hanno porto il loro ultimo saluto a Don Antonio Polese, ‘incoronato’ Boss delle Cerimonie dalla tv, ma ricordato per la proverbiale generosità dai cittadini di Sant’Antonio Abate.
“So che molti di voi sono qui non per la popolarità che Antonio aveva raggiunto con la tv, ma semplicemente per dire grazie ad Antonio, che chiamo solo col suo nome, perché così si presenterà a Dio, nudo, privato di ogni ricchezza se non dell’amore, del bene fatto. E quando il bene è fatto senza interesse torna doppio, quando è fatto con generosità torna moltiplicato […] La sua maggior ricchezza è stata proprio la semplicità: anche se negli ultimi anni aveva raggiunto la popolarità, lui è sempre rimasto la persona umile e lavoratrice che tutti hanno sempre conosciuto”
dice il parroco della Chiesa di Sant’Antonio Abate, che trabocca di persone, tra qualche volto noto e tanta gente comune. Un’omelia breve, semplice, schietta: ed è proprio la semplicità, insieme quello della famiglia, il valore che l’officiante sottolinea ricordando la vita di Don Antonio. Un’affermazione che sembrerà senza dubbio paradossale per chi ne ha sempre ammirato (e spesso disprezzato) l’abbigliamento eccessivo, i grandi monili, i decori iper-barocchi scelti per il suo Castello; una notazione che invece provoca un’onda di annuimenti tra i banchi della chiesa. E semplice è stata la funzione: nessuna carrozza funebre a 10 cavalli, nessun festival della canzone neomelodica, ma un comune carro e una soprano, accompagnata da una chitarra classica, a cantare inni e salmi.
“La perfezione non esiste su questa Terra – aggiunge il parroco che non dimentica le ombre che l’hanno portato qualche sulle pagine di cronaca giudiziaria – e scagli la prima pietra chi è senza peccato. Lui aveva il dono di far sentire chiunque andasse a casa sua a proprio agio, sapeva regalare piccoli sogni”.
All’omelia dell’officiante si sono poi unite le voci di chi ha voluto ricordarlo: tra questi Nino Davide, il ‘gigante buono’ della Sonrisa, il ‘bodyguard’ del Boss nei suoi spostamenti ‘fuori porta’ che anche questa volta lo ha scortato, seguendo il carro funebre fino al cimitero. A lui il compito di farsi portavoce della grande famiglia dell’Hotel La Sonrisa per l’ultimo, commosso, ringraziamento: “Ci hai accolto come figli, ci hai sempre guidato con i tuoi consigli, sei sempre stato un padre per noi. Grazie Boss!“.
E sono stati proprio coloro a cui ha regalato sogni ad averlo raggiunto oggi al Castello per l’ultimo saluto e a stringersi intorno alla moglie Rita, terrea nel suo dolore, la figlia Imma, che non ha mancato di salutare e ringraziare ognuno dei presenti con un sorriso, seppur tirato, l’indispensabile (a dir poco) genero Matteo Giordano, pronto al dovere anche in queste circostanze, i fratelli e la sorella di Don Antonio, i tanti e affezionatissimi nipoti, con il personale dell’Hotel a fare la spola e il maitre Ferdinando Romeo sempre all’erta. Non sono mancati anche tanti protagonisti delle sue feste, volti ormai popolari per il programma, come Cerasella (star dell’ultima puntata della terza stagione) che proprio a settembre ha festeggiato al castello il battesimo di suo nipote, o Anna Lucia Bonavolta, amatissima ‘managgement’ conosciuta nella prima stagione e il Cavaliere Flotta, il ‘collega’ lucano che non ha mancato di omaggiare il suo amico per l’ultima volta.
Tutti si sono affacciati nella Sala Reale, dove è stata allestita la Camera Ardente. Non poteva che essere così: il Boss non poteva che essere sistemato al centro della ‘sua’ Sala Reale, quella che ammirava ogni volta rapito e innamorato, circondato dalla sua numerosa famiglia, col fratello Sabatino instancabilmente al suo fianco e tanti nipoti intorno a non fargli mai mancare il contatto fisico. E devo dire che ha fatto effetto vederlo lì, immobile, nel suo completo scuro, ricordando le tante volte in cui aveva fatto il suo ingresso trionfale per salutare sposi e ‘comunicati’, genitori e neo-maggiorenni, ballerine brasiliane e danzatrici del ventre, sorridente e gongolante, ma anche sempre stupito dell’affetto che gli veniva tributato. “La gente mi vuole tanto bene, ma io non ho capito perché….” si chiedeva in ospedale qualche giorno prima di morire.
Così come dall’America era tornato quasi benedicente, accolto con la sua Cadillac targata ‘Boss’, circondato da famiglia e staff, così oggi Don Antonio se n’è andato portato a spalla dai suoi cari e accompagnato da un volo di colombe, quelle che tante volte ha offerto agli sposi, oltre che da un fiume di persone. Ad aprire il corteo oltre trenta corone – tra cui quelle di Real Time con la troupe de Il Boss e dello chef Antonino Cannavacciuolo (fu Ciro, come si legge sul nastro, che qui ha mosso i suoi primi passi da cuoco) – 6 carri pieni di fiori e un paese intero ad aspettarlo lungo il percorso attraversato a piedi dal corteo. Innumerevoli i manifesti di cordoglio all’ingresso della sua casa, migliaia di persone ad attenderlo all’ingresso e all’uscita dalla chiesa. Poi l’ultimo viaggio verso il cimitero di Sant’Antonio Abate, a metà strada tra il cuore della città e il suo castello, come a vegliare su quello che per decenni è stato il suo ‘regno’.
Con la scomparsa di Don Antonio si chiude un’epoca e anche un pilastro del programma tv che potrà continuare – e a mio avviso dovrebbe – ma che dovrà fare i conti con l’assenza di un guizzo, una genuinità, un carisma insostituibile.
“Quando sono sceso in hall questa mattina ho visto un vaso particolarissimo e ho subito pensato che l’avrei fatto trovare a Don Antonio sulla sua scrivania per il confessionale. Era quasi un gioco tra noi: talvolta sistemavamo oggetti davvero eccessivi o particolarmente improbabili, come bandiere strane od orologi giganti. Lui non faceva mai una grinza, non commentava mai: lo guardava e si sistemava senza battere ciglio. I confessionali con lui erano bellissimi, divertenti, intensi. Poi ho realizzato che questo ‘gioco’ non l’avremmo fatto mai più. Mi mancheranno. Mi manca già”
ci dice Raffaele Brunetti, il regista de Il Boss delle Cerimonie, che abbiamo incontrato alla Sonrisa. Come anticipato a Blogo, le troupe della B&B hanno documentato tutto quello che è successo in queste settimane, veglia funebre e funerale incluso, seguendo ancora una volta, passo passo, gli eventi di casa Polese anche nel momento più doloroso tra tutti.
Ma la presenza di Don Antonio si avverte ancora nel Castello, che parla sempre e in ogni dettaglio di lui. Già circolano aneddoti di eventi particolari avvenuti nelle ultime ore in casa, come quella lanterna all’ingresso che ha improvvisamente iniziato a lampeggiare quando il feretro ha lasciato il cortile. Segni? Casualità? Ognuno crede quel che vuole, ma anche questo fa parte della cultura partenopea. E sembra quasi che Don Antonio ce l’abbia voluto ricordare, ancora una volta.
PS: Non posso non chiedere scusa per la qualità, pessima, delle immagini. Le riprese video non sono il mio forte. E non solo quello, lo so.