Il Boss delle Cerimonie, Don Antonio Polese: “Ma quali cafoni? Da qui sono passati Siani, Izzo, Salemme e anche Cannavacciuolo”
“Le tradizioni non le abbiamo certo inventate noi” dice il Boss, che ricorda come nella Sala Reale si siano esibiti i giovani comici napoletani e abbia iniziato a spignattare anche lo stellato Antonino. E racconta di quando è stato arrestato con Enzo Tortora…
Il Boss delle Cerimonie è ormai un fenomeno tv e non lascia indifferenti: o si ama, come dimostrano ogni venerdì i telespettatori che alle 23.05 si sintonizzano su Real Time e commentano sui social, o si odia, come testimoniano le iniziative, sempre social, che hanno cercato di bloccarne la messa in onda, contestando l’immagine distorta che darebbe di Napoli e delle sue tradizioni.
Fatto sta che Don Antonio Polese, patron del Grand Hotel La Sonrisa di Sant’Antonio Abate, fa fiorenti affari da ben trent’anni e ospita cerimonie da almeno due decadi: segno che i suoi servigi sono richiesti e il suo castello kitsch piace. Non certo a tutti, ma piace.
Con le sue camicie di seta sgargianti, il Rolex d’oro da una ventina di chili al polso, l’anellone al mignolo e le catenine che neanche Mr.T ai bei tempi dell’A-Team, Don Antonio ha quindi conquistato l’attenzione dei media e si è guadagnato anche una bella intervista su Sorrisi, al quale si è raccontato. E mi spiace solo che non ci sia allegato il file audio dell’intervista.
Da vero uomo di mondo sa che le polemiche deve farsele scivolare addosso, ma se c’è una cosa che non sopporta è che le feste del suo castello siano considerate cafone:
“Ma quali cafoni? Le tradizioni non le abbiamo certo inventate noi. Qui da noi i matrimoni durano 10 ore, e allora? I cantanti li portano i clienti. E se uno vuole i cantanti neomelodici io che gli dico: “Tu t’a piglia’ i violini tzigani”?”
Non fa una grinza. E me lo vedo pure mentre lo dice. Aggiunge, con un pizzico d’orgoglio:
“Poi se uno vuole il pianoforte glielo diamo e se vuole i comici idem. Da qui sono passati Vincenzo Salemme, Alessandro Siani, Biagio Izzo…”
e non è difficile credergli. Ma il vanto di Don Antonio è la cucina:
La verità è che la gente viene per la qualità del cibo. Ha presente Cannavacciuolo? Suo padre ero il nostro chef. Le sue prime pentole le ha maneggiate qua”.
E di strada il buon Antonino, che giocava alla Sonrisa, ne ha fatta.
Ovviamente non gli piace che si parli di sottocultura (“Ma perché sottocultura? Cultura diversa semmai”) e si domanda perché nessuno si sia scandalizzato per il film Il Principe Abusivo:
“Quando la principessa cerca un luogo disgraziato e un poveraccio cerca proprio a Napoli. Non fa certo onore ai napoletani, però nessuno si è risentito”.
Ma qualche domanda su di lui, invece, se l’è fatta a più riprese anche l’autorità giudiziaria, sia per abuso edilizio sia per associazione mafiosa. Don Antonio risponde serafico:
“Ammetto che nella ristrutturazione della masseria sulla quale è sorta la Sonrisa ci siamo un po’ allargati…”
Eh beh. E continua:
“Nel 1983 fui arrestato con altre 800 persone fra cui Enzo Tortora. Mi accusarono ingiustamente di associazione camorristica. Ma avevo fiducia nella magistratura. Mi costituii, la giustizia fece il suo corso e la condanna fu commutata in favoreggiamento, che valutata con onestà era ciò che giustamente meritavo. E che ho scontato”.
Nel frattempo da famiglia di “commercianti in carni”, come dice Don Antonio, all’investimento miliardario il passo non è stato breve, racconta il Boss:
“Investivo qui in mezzo al nulla, mi davano del pazzo. Oggi diamo lavoro a 102 persone, anche a 200”.
Beh, ci vogliono per gestire un posto che arriva a ospitare più eventi in contemporanea del tipo di quelli visti in tv. Nulla però in confronto al mastodontico matrimonio di Roberto Merola, il figlio di Mario (di cui Don Antonio ha una foto incorniciata nell’oro nella hall del castello):
“700 invitati, tra cui Mara Venier e i maggiori cantanti napoletani. Per farli cantare tutti, la festa andò avanti fino alle sette del mattino. E servimmo i cornetti”.
Si sa, la principale preoccupazione di Don Antonio è la soddisfazione del cliente (e come sappiamo “quelli di Napoli centro sono i più esigenti”). Intanto arrivano prenotazioni da Busto Arsizio, Lugano, Canada. Ma nonostante i matrimoni vip e le celebrities che son passati per La Sonrisa (dalla Loren a Maradona, da Messi alla Lollobrigida), Don Antonio sembra lamentare un pizzico di ‘ingratitudine’:
“Abbiamo 70 camerieri e 25 cuochi. I politici dovrebbero venire ogni mattina e dirmi: “Don Anto’, di che cosa avete bisogno?”.
E questa è un’altra storia.