Il Bene e il Male: ecco l’erede del primo Distretto di Polizia, con dei personaggi in bilico tra il bene del loro lavoro e il male della loro vita privata
Se non siete stati tra coloro che aspettavano con ansia l’arrivo dei due reality di stagione, allora forse avrete potuto buttare un occhio sul nuovo poliziesco di Raiuno “Il bene e il male” (gallery). Moderno, veloce, deciso: un prodotto che evidenzia le chiare intenzioni della rete di guadagnare in pubblico giovane.Moderno, nei personaggi e nel
Se non siete stati tra coloro che aspettavano con ansia l’arrivo dei due reality di stagione, allora forse avrete potuto buttare un occhio sul nuovo poliziesco di Raiuno “Il bene e il male” (gallery). Moderno, veloce, deciso: un prodotto che evidenzia le chiare intenzioni della rete di guadagnare in pubblico giovane.
Moderno, nei personaggi e nel modo di raccontarli. Interessante l’espediente visto in queste prime due puntate -in totale sono dodici- di far partire l’episodio con un monologo di un protagonista, così come è da apprezzare l’impronta che la serie vuole dare, grazie anche a delle sovrimpressioni, ai protagonisti di puntata, presentandoli per nome e cognome.
Veloce, perchè il ritmo si sa mantenere sui binari del poliziesco ben fatto, mostrando da subito un evento chiave e tornando poi indietro di dodici ore per capire come si sia arrivati fin lì. Non si perde tempo, quindi, se non per le scene di contorno, quelle che dovrebbero farci affezionare all’agente, al commissario ed al Pm di turno, ma che invece rallentano l’azione e fanno inciampare il ritmo sulle scale della sceneggiatura.
I personaggi interpretati da Gianmarco Tognazzi, Bianca Guaccero e Antonia Liskova possono reggere anche senza farci capire troppo e così presto della loro vita privata. Se nel lavoro sono ben calati, fuori dagli uffici il loro lato umano sembra troppo esasperato: il “criminale” Marco Falaguasta, al contrario, si rende affascinante proprio perchè di lui si sa poco, e meglio degli altri forse incarna il concetto base della serie, cioè che “bene” e “male” sono solo due parole, e stare da una o dall’altra parte è solo questione di attimi.
E questa dialettica, subito imperante fin dal titolo, fa de “Il bene e il male” una serie decisa, che sa quello che vuole e chi vuole che lo sappia. Un pubblico giovane, avvezzo già ai crime, e che sia passato nei dintorni del Decimo Tuscolano. Facile pensare alle prime stagioni di “Distretto di polizia”, a livelli migliori di quelle in cui si trova ora, in cui era l’azione al centro delle storie e i protagonisti avevano un carattere ben disegnato, proprio come, appunto, abbiamo visto stasera.
Con una fotografia curata ed una luca tesa ad evidenziare i contrasti interiori dei protagonisti e delle storie (ambientate a Torino: finalmente una città diversa da Roma per un poliziesco!), la serie di Raiuno ha imparato la lezione di Canale5 e l’ha fatta sua, dandoci non una pietra miliare -per ora-, ma un buon prodotto che onestamente non si rifà alle serie americane e mostra come anche gli italiani, con idee ed impegno, sappiano raccontare.
Una buona scelta, dunque, per collocare “Il bene e il male” in un lunedì sera in cui le alternative ai televoti sono poche. Nel male di ascolti forse non esaltanti (ma è ancora tutto da vedere), il bene di un serial made in Italy ci sta tutto.