I Retroscena di Blogo: The Voice fra giuria ed ideologia
La costruzione dell’edizione 2016 di The Voice of Italy su Rai2
“Mi ricorderete perché sono stato giudice a The Voice. Ce l’avete presente? È quel talent in cui cantanti che sperano di realizzare dischi di successo giudicano talenti musicali che i dischi di successo non li faranno mai”.
La frase era piuttosto netta e l’ha pronunciata J-Ax nel corso della prima puntata del programma di varietà “Sorci verdi” trasmesso dalla seconda rete della televisione di Stato, la medesima rete che trasmette appunto The Voice. Chissà che J-Ax abbia detto quella frase perchè ama The Voice e vorrebbe che il programma sfornasse davvero cantanti di successo. Ma per fare questo, inevitabilmente, occorre che gli investimenti siano adeguati e che il programma metta al centro la musica, ovviamente in un ottica anche televisiva.
Il rischio inoltre che The Voice possa cadere nelle enormi fauci della spending review è tremendamente reale e forse questo è uno dei motivi che ha fatto dire a J-Ax quella frase così schiettamente cruda, insieme ad una voglia di avere maggiore autonomia all’interno della nuova edizione della trasmissione, autonomia che sembra non sia molto concessa ai coach di quel programma. Sta di fatto che in tutta questa vorticosa centrifuga che si è creata attorno alla giuria di The Voice of Italy 2016, non tutto è quello che sembra. Detto che Noemi non farà più parte del programma, la situazione che riguarda gli altri tre componenti della giuria è molto magmatica.
Roby Facchinetti con il figlio Francesco sembrano, al momento, saldamente ancorati alle loro poltrone, tradotto ci saranno, con J-Ax che potrebbe rimanere ancora nel programma, sempre che Voice a questo punto lo voglia e che sopratutto gli venga concessa più autonomia rispetto al passato. Piero Pelù, con l’uscita di Noemi, sarebbe l’unico componente superstite della giuria della prima edizione del programma.
L’innesto che sostituirà Noemi sarà quasi sicuramente quello di un nome internazionale, come X Factor insegna. Già nelle passate edizioni sono circolati molti nomi di cui vi abbiamo già dato conto: Ricky Martin e Carla Bruni fra gli altri. In ogni caso, al netto di tutto, il problema principale su cui si deve confrontare The Voice quest’anno è un problema concettuale diremmo quasi ideologico, cioè spendersi solo per fare televisione, oppure anche far nascere dei cantanti che possano vendere dei dischi? Cosa che ultimamente è riuscita per esempio benissimo ad Amici di Maria De Filippi.
Staremo a vedere se The Voice dovrà fare le “nozze con i fichi secchi”, oppure se i cordoni della borsa si allenteranno tanto quanto sarà sufficiente per poter realizzare un prodotto degno di potersi confrontare, almeno sulla carta e non solo in termini di ascolti con gli altri talent che vivono sui teleschermi della televisione italiana.