I Raccomandati: Carlo Conti si accontenta della mediocrità
In Rai ci si è resi conto che non pretendere nulla è un modo ottimo per non far la figura di chi ha manie di grandiosità lasciate a fermentare senza l’appoggio dell’Auditel. Uno degli spettacoli che si sta distinguendo in questo senso è la sesta edizione de “I raccomandati” di Carlo Conti, in onda nel
In Rai ci si è resi conto che non pretendere nulla è un modo ottimo per non far la figura di chi ha manie di grandiosità lasciate a fermentare senza l’appoggio dell’Auditel. Uno degli spettacoli che si sta distinguendo in questo senso è la sesta edizione de “I raccomandati” di Carlo Conti, in onda nel venerdì sera di Raiuno.
Ad affiancarlo, una tanto giovane quanto priva di empatia Alessia Ventura, anch’ella schiava del gobbo, appesantita da quintali di trucco nonostante i suoi freschissimi 28 anni. Lo studio realizzato da Riccardo Bocchini è bello, bellissimo: praticamente identico a quello realizzato da lui stesso per Affari Tuoi, ma senza pacchi. Uno sforzo di fantasia notevole.
Buon ritmo di trasmissione, esibizioni alle volte troppo lunghe e troppo cantate nelle tre fasi di ogni esibizione: prima raccomandato e vip, poi raccomandato da solo e raccomandato e vip insieme per il gran (?) finale. A fare da collante ci dovrebbe pensare il comico Dado, quello che si risvolta la camicia mentre reinventa le canzoni. Battute non sempre banali, qualche nota divertente e il gelo totale nell’integrazione di delicati fatti d’attualità dei suoi testi (Tibet e Olimpiadi, guida in stato di ebbrezza, diritto al lavoro) in uno show di totale spensieratezza. Della serie: certi passaggi comico-emozionali bisogna saperli integrare bene prima di creare imbarazzo nel pubblico e negli ospiti.
Le cinque sfide a coppie tra i dieci talentuosi rendono il programma leggero nella sua totalità. Non manca un corpo di ballo numeroso (tra i quali emerge un sempre in formissima Antonio Baldes di Amici) e il contributo ammiccante delle telecamere ai sederi in culotte ben sfoggiati dalle ballerine alle consegne delle buste e nel balletto finale di Alessia, che nella presenza scenica (in intimo) della danza ritrova la sua massima espressione artistica.
Gli inviati Lucio Caizzi e Gaetano Gennai sono privi di qualsiasi verve comica: non basta sentirsi comici per far ridere. A spiccare è sempre il bizzarro Andrea Agresti con le sue missioni vip impossibili: l’unico che riesce ad ironizzare con Conti nella maniera più naturale e divertente. Poche pretese, grafico emozionale poco più che piatto, ascolti non vincenti ma confortanti: se non si riesce a fare di meglio venendo incontro ad un certo tipo di pubblico, ci si deve accontentare. Senza dubbio, “I Raccomandati” brillava molto di più nelle sue prime edizioni. E su questo, non ci son dubbi.