I Migliori Anni: il miglior varietà dei giorni nostri. Commuove Johnny Dorelli
Al venerdì sera l’intrattenimento non perde un colpo. Ieri sera hanno debuttato in grande spolvero due marchi solidi delle tv generaliste, dimostrando di poter convivere con dignità e senza intaccare i rispettivi target, due proposte che meritano entrambe i nostri complimenti. Su RaiUno I Migliori Anni, ovvero il miglior varietà che mamma Rai ci abbia
Al venerdì sera l’intrattenimento non perde un colpo. Ieri sera hanno debuttato in grande spolvero due marchi solidi delle tv generaliste, dimostrando di poter convivere con dignità e senza intaccare i rispettivi target, due proposte che meritano entrambe i nostri complimenti. Su RaiUno I Migliori Anni, ovvero il miglior varietà che mamma Rai ci abbia regalato negli ultimi anni. Su Italia1 Colorado che, dopo qualche pregiudizio di troppo, ha iniziato a meritarsi il rispetto del sottoscritto (come vedrete in un successivo post).
E’ durato sino alle 23.45 circa il programma-corazzata della prima rete di stato, che non a caso ha esordito col botto abbattendo la concorrenza di Distretto di Polizia. I Migliori Anni, come è risaputo, fa della nostalgia dei bei tempi e del revival la sua forza vincente. La sua formula sembrerebbe fin troppo ripetitiva, visto che sul palco si susseguono semplicemente vecchie glorie che cantano o si raccontano. E qualcuno potrebbe rilevare che la contemporanea messa in onda con Tutti Pazzi per la Tele sia penalizzante per entrambi, visto che molti elementi di racconto sono in comune.
Eppure c’è un merito che va riconosciuto al suo affidabile presentatore, Carlo Conti: quello di non essere mai retorico e soprattutto di essere un uomo, il che servirà una buona volta in tv. Probabilmente, se a condurre la trasmissione fosse una conduttrice sentimentale alla Milly Carlucci, esuberante alla Antonella Clerici o monumentale come Raffaella Carrà, I Migliori Anni non godrebbe di quel ritmo e di quella freschezza che solo il volto più “easy” della Rai riesce a portare. Quando Conti conduce uno show riesce a fartelo scivolare addosso e a far prevalere il clima goliardico sull’interesse per la sua persona, che è semplicemente un “medium” per la buona riuscita dello spettacolo.
La prima puntata de I Migliori Anni ha visto come suo momento clou la malinconica intervista a un grande Johnny Dorelli, uno degli artisti più grandi e ingiustamente trascurati della bella tv di una volta. Conti era visibilmente emozionato e ha trattato il suo ospite con grande sensibilità, mentre sullo sfondo scorrevano immagini di una carriera candida e autenticamente talentuosa. Il cantante, attore e conduttore mancava in tv da Sanremo 2007, edizione in cui Pippo Baudo ha dato nuovo lustro al suo meraviglioso swing ammettendo al concorso la canzone Meglio Così.
Uno come Dorelli, ma anche la stessa ospite Virna Lisi, rappresentano a pieno il messaggio di una trasmissione come I Migliori Anni, che non rinuncia al dinamismo dei programmi di nuova generazione ma impara dal passato “i tempi” della gioia e dell’emozione da regalare allo spettatore.
Rivedere susseguirsi vorticosamente sulla scena chi cantava Maniac, o i Dirotta su Cuba con Gelosia, passando per le mitiche Sorelle Bandiera e il leggendario papà Cunningham, non significa farsi prendere da facili sentimentalismi o che la tv non abbia nulla di nuovo da dire. Senza memoria storica – e senza dare un senso emotivo al tempo che passa – non andiamo da nessuna parte.