I migliori anni di una Gabbia di matti – Il prime time più vecchio del mondo
Il primo sabato sera del periodo fuori garanzia propone una sfida nel prime time delle due reti ammiraglie che ci fa tornare indietro di almeno 15 anni. RaiUno propone l’onnipresente – e meno male, per vari motivi – Carlo Conti in un varietà dal sapore antico, fin dagli intenti. A confronto due decenni: gli anni
Il primo sabato sera del periodo fuori garanzia propone una sfida nel prime time delle due reti ammiraglie che ci fa tornare indietro di almeno 15 anni. RaiUno propone l’onnipresente – e meno male, per vari motivi – Carlo Conti in un varietà dal sapore antico, fin dagli intenti. A confronto due decenni: gli anni ’50 contro gli anni ’80. Gli ospiti – pur di alto livello – ovviamente attingono alla memoria, e tutto fa leva sulla nostalgia. Proprio tutto. Anche lo studio.
I cento diciottenni chiamati a giudicare i vari decenni non servono a svecchiare questo I migliori anni, né aiutano le due vallette Maria Elena Vandone (gallery) e Pamela Camassa, troppo impegnate a leggere il gobbo. Certo, fra gli ospiti ci sono grandi nomi, personaggi entrati, nel bene e nel male, nella mitologia del mondo dello spettacolo (dalla Lollobrigida a Carol Alt, da Sandy Marton ai Ricchi e Poveri ai Platters ai Gipsy King), ma quel che sorprende, in negativo, è lo schema del programma. Un varietà old style, onestissimo, per carità, ma ingessato, già visto, fondamentalmente inutile.
Se Atene piange, Sparta non ride, a meno che non ci sia ancora qualcuno che riesca a ridere guardando il Bagaglino. Sì, perché come l’anno scorso a gennaio (Fratelli di Test vs. E io pago), la compagine di Pingitore si scontra con la corazzata Carlo Conti. Siamo alle solite anche qui: imitazioni fatte col travestimento, scenetta con battute dubbie, balletto – pochissimi stacchi, quasi tutto con la due, ahimé: il corpo di ballo, quello sempre nuovo e sempre valido, non è valorizzato dalla regia – soliti nomi, e un po’ di pelle in vista, ché si salva Aida Yespica (gallery di immagini), bella come non mai. E volendo anche il suo alter ego biondo, Hoara Borselli che, vinto Ballando con le stelle – terza reduce del reality ballandiano nella serata, insieme alle due vallette di Conti -, ora crede davvero di saper ballare bene (e, nella vecchia gag dello spogliarello dietro il separée, mostra anche un capezzolo. In silhouette, per carità). Ma il giudizio è meramente estetico.
Gabbia di matti è la versione 2008 di uno spettacolo che dal 1973, anno della prima televisiva di Dove sta Zazà, non conosce quasi rinnovamento, pur essendo passato attraverso trentacinque anni di televisione, rimbalzato da Rai a Mediaset, cambiato soubrette (da Carmen Russo a Pamela Prati da Valeria Marini alla Yespica). Siamo ancora a battute come stiamo uscendo dal seminario. In compenso c’è un florilegio di attributi maschili nominati a sproposito e un tango vagamente lesbo fra le due protagoniste femminili, oltre a una satira che non riesce mai a spiccare il volo e a strappar sorrisi. Nel complesso, il prime time più vecchio che si potesse immaginare. Vecchio e interminabile.
Gabbia di matti