I consumatori contro le penali di Sky: l’operatore fino ad ora inadempiente rispetto al Decreto Bersani?
Sono passati più di due anni, era il 4 agosto 2006, da quando il Decreto Bersani è stato convertito nella legge 248, ma non per tutti è ancora chiaro se effettivamente i consumatori hanno il diritto di recedere anticipatamente (con un preavviso massimo di 30 giorni), e senza costi aggiuntivi, dai contratti che li legano
Sono passati più di due anni, era il 4 agosto 2006, da quando il Decreto Bersani è stato convertito nella legge 248, ma non per tutti è ancora chiaro se effettivamente i consumatori hanno il diritto di recedere anticipatamente (con un preavviso massimo di 30 giorni), e senza costi aggiuntivi, dai contratti che li legano agli operatori di telefonia e alle reti televisive. Il caso riguarda, in particolar modo, Sky Italia che di fatto si è sempre opposta all’interpretazione più estensiva della legge.
A quanti hanno cercato di disdire Sky in questi due anni, prima della “naturale scadenza” del contratto, la tv di Murdoch ha applicato delle penali che variano a seconda della configurazione dell’abbonamento. Si andava da un minimo di 30 euro con Decoder di proprietà e nessuna opzione attiva, ad un massimo di 225 euro per quanti avevano sottoscritto l’opzione Sky HD.
I ricorsi delle associazioni dei consumatori hanno costretto l’Authority delle Comunicazioni ha dichiarare illegittime tali cifre, in aperta violazione della Legge Bersani. In quella sede l’Autorità ha anche quantificato in 9.53 euro più IVA il “costo dell’operatore” che il cliente deve corrispondere in fase di disdetta. Sky si è dovuta adeguare a questa indicazione, modificando in data 17 ottobre, le parti del contratto che prevedevano le esose penali, ma è lontana dal volersi arrendere a questa decisione.
Nel comunicato, pubblicato sul sito Sky.it, viene specificato che:
Dette condizioni, valide per il parco abbonati alla data odierna (17 ottobre 2008, ivi inclusi tutti coloro che abbiano espresso la loro volontà di recedere dal 10 ottobre in poi), sono suscettibili di modifica alla luce degli sviluppi del giudizio cautelare in corso dinanzi al giudice amministrativo nei confronti della suddetta decisione dell’Autorità.
In pratica tutti quelli che si sono visti applicare le penali fino a questo momento non hanno diritto ad alcun rimborso, in più Sky punta ad ottenere l’annullamento dell’imposizione dell’Autorità con un ricorso già presentato al TAR.
Per le associazioni dei consumatori si tratta, naturalmente, di un impostazione inaccettabile e hanno intimato a Sky di procedere ai rimborsi di tutti gli ex-abbonati “vessati” dagli importi delle penali entro dicembre. In caso contrario sono pronte ad avviare una class action contro la pay tv satellitare.