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I Cesaroni, che gran business!

Da poche ore è andata in onda la penultima puntata de I Cesaroni, la simpatica miniserie TV di cui TVblog ha parlato in più occasioni. È già notizia nota che la serie si concluderà con un “sospeso”, dunque per sapere esattamente come andrà a finire la vicenda dei due fratellastri innamorati occorrerà attendere il completamento

6 Novembre 2006 15:23

Il dottor StranaTele

I CesaroniDa poche ore è andata in onda la penultima puntata de I Cesaroni, la simpatica miniserie TV di cui TVblog ha parlato in più occasioni.
È già notizia nota che la serie si concluderà con un “sospeso”, dunque per sapere esattamente come andrà a finire la vicenda dei due fratellastri innamorati occorrerà attendere il completamento delle riprese della seconda serie de I Cesaroni, annunciata dallo stesso Claudio Amendola nel corso di Buona Domenica un paio di settimane fa.
A parte l’effettiva riuscita della serie, anche dovuta ad un cast ben amalgamato e convincente, ciò che mi ha colpito nel corso della trasmissione delle varie puntate de I Cesaroni, è stata la presenza massiccia tra gli spot pubblicitari che intervallavano gli episodi delle pubblicità interpretate dagli attori facenti parte del cast.
Questo si è notato soprattutto nelle primissime puntate della miniserie, per scemare per fortuna fino a ridursi drasticamente in questo ultime puntate trasmesse.

Nelle prime trasmissioni era però un tripudio di spot TRE (protagonista Claudio Amendola – nella fiction Giulio Cesaroni), Brio Blu Rocchetta (protagonista Max Tortora – nella fiction Ezio) e TIM (comprimaria Alessandra Mastronardi – nella serie Eva), con l’effetto conseguente di confondere lo spettatore rendendolo incapace di distinguere la fiction dalla pubblicità.
Ora, è indubbio il ritorno economico sia per l’emittente sia per lo sponsor di iniziative del genere (la stessa cosa avveniva con gli spot TRE con Amendola, Pippo Baudo ed Elisabetta Gregoraci programmati durante Buona Domenica, che nel cast vede proprio la Gregoraci) che creano una sorta di attaccamento da parte nel pubblico nei confronti dell’interprete del personaggio, tanto apprezzato durante lo svolgimento del racconto da suscitare indulgenza e benevolenza nei confronti di qualunque messaggio pubblicitario questi possa veicolare durante gli spot.
Ora però non vorrei che questa tendenza diventasse tanto diffusa da indurre i responsabili dei casting a scegliere come interpreti di fiction, serie TV e quant’altro unicamente, o soprattutto, artisti già massicciamente presenti in video perché protagonisti di spot.
A quel punto non si saprebbe neanche più se il successo di un programma sia dovuto davvero alla validità del prodotto oppure alla presenza massiccia di spot interpretati dagli stessi attori…

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