Quando abbiamo conosciuto I Bastardi di Pizzofalcone, sei anni fa, ci eravamo trovati di fronte ad un gruppo di individui ognuno con un proprio percorso ed una propria necessità di redenzione. Oggi, quante cose sono cambiate: con I Bastardi di Pizzofalcone 4 assistiamo alla definitiva trasformare della serie da individualista a collettiva, sempre più preoccupata di seguire un gruppo di colleghi e amici piuttosto che i singoli.
La recensione de I Bastardi di Pizzofalcone 4
Questo non vuol dire, ovviamente, che le sottotrame legate ai vari personaggi vengono meno in questa nuova stagione: ma è inevitabile che, dopo tre stagioni, qualcosa debba cambiare o, meglio, evolversi. Così, seguendo la progressione dei libri di Maurizio de Giovanni da cui sono tratti (e aggiungendo anche tanto di nuovo e pensato appositamente per il piccolo schermo), I Bastardi di Pizzofalcone 4 mette sempre più al centro la squadra e la volontà di non lasciare indietro nessuno.
Una sensazione, questa, rafforzata dalla linea gialla di stagione, che vede Lojacono (un Alessandro Gassmann che lavora sempre più sulla sottrazione per rendere il suo personaggio forte, ma fragilissimo al tempo stesso) sotto uno spietato ricatto che apparentemente lo isola da tutto e da tutti. Apparentemente, perché come si vede fin dal primo episodio la sua squadra non lo lascia neanche in questo difficile momento.
I “bastardi” devono così per forza dimenticarsi di essere singoli e ricordarsi di essere gruppo: solo in questo modo la serie trova un’evoluzione rispetto al passato, che però non tradisce il formato storico della serie, che alterna le linee verticali dei casi di puntata a quelle orizzontali dei personaggi.
Le vite dei vari componenti del Commissariato vanno avanti, ma rispetto al passato diventano faccende secondarie rispetto a quello che sarà il destino del gruppo. Ecco che, allora, I Bastardi di Pizzofalcone 4 si avvicina al proprio pubblico andando in controtendenza rispetto agli altri prodotti del genere, sfruttando però la forza di tre stagioni che hanno avuto tutto il tempo necessario per sviscerare vicende e fatti personali.
La maturità, per una serie tv come questa, è rappresentata proprio dalla consapevolezza del gruppo. Una consapevolezza che c’era già in passato, ma che era forzata dalla narrazione e dal lieto fine a tutti costi (poi puntualmente rovinato dai cliffhanger di fine stagione: ricordiamo l’esplosione al ristorante di Letizia o il rapimento di Lojacono). Ora invece, il gruppo c’è non perché è necessario per la storia, ma perché senza di esso non ci sarebbe alcuna storia.
I Bastardi di Pizzofalcone 4 è una serie su un gruppo di uomini e donne di legge, ma anche su amici ed amiche che, come nella vita di tutti i giorni, possono “scazzare” tra di loro, non parlarsi per un po’, esagerare con le battute, sapendo che dall’altra parte c’è sempre una mano tesa in caso di bisogno.
Lavorando su questo, la quarta stagione rafforza l’affetto del pubblico verso l’idea della squadra: ora non si tifa più solo per Lojacono o per un altro personaggio, ma i telespettatori percepiscono gli otto ruoli principali come un tutt’uno, un essere unico nato sulla diffidenza ma cresciuto sul rispetto e sull’amicizia.