Hotel da Incubo Italia 2 | Puntata 6 ottobre 2016 | Diretta | Villa Dori

Ultime battute per il giro d’Italia di Colonna. A tra poco con la sesta puntata.

Incubi indiani per chef Colonna questa sera. Si inizia tra poco.

Tutti a Mestre per un albergo che ha le stanze ispirate al Kamasutra, ma che in frigo ha cibo marcio. Ottimo inizio.

Come distruggere la reputazione di Villa Dori, nata nel 1913 dai nonni degli attuali proprietari, i due nipoti. Questo è Filippo, di manica larga (e gusti discutibile…)

… e poi c’è Elia, chef, e accusato dal fratello di essere tirchio.

Filippo si è poi messo in testa di fare un Tantra Café, ispirato al Buddha Bar di Parigi. Tante spese e sempre meno introiti.

Il programma ci tiene, inoltre, a sottolineare la totale inadeguatezza dello staff, definita una manica di pazzi da Filippo. Tra sprucidi, antipatici e pessimisti c’è l’imbarazzo della scelta.

Giardino abbandonato, immondizia, 3 euro di biglietto per la navetta, fanno pagare internet, la mappa di Venezia si paga 2 euro. Si paga tutto, come nota subito lo Chef. Maria, la recepionist, dice che meglio che paghino prima, visto che poi i clienti se ne vanno senza pagare.

Gnu, gazzella… anche questo c’era nel menu del Tantra Cafè. “Funzionava…” dice Filippo.

Inizia la disputa del Wi-Fi: Filippo vuole farlo pagare, Elia aveva detto alla Receptionist di non farlo pagare. “Ma se poi lo usano tutti, i nostri computer si bloccano”… eh già, c’è la folla proprio.

Ecco una stanza Oriental Style… “Ma ‘sto specchio è pe’ scorteca’” dice lo chef vedendo lo specchio a tutta parete davanti al letto. E scatta in sottofondo una canzone che recita “Cambia mestieere…”. L’armadio ha pannelli che illustrano il Kamasutra.

La camera in stile veneziano non è da meno: tappezzeria sporca, arredi medievali, porta scrostato, macchie d’umido… La polvere non si conta proprio. E lo chef va a parlarne con i proprietari. “Ci capita spesso che vogliono cambiare camera…”. E PER FORZA!

Anche mammina ci mette il suo: passa col carrello dell’immondizia in mezzo alla sala, si occupa della colazione…

E tocca alla cena: i pesci dell’acquario non ci sono (non c’è l’acquario), e lo chef ordina il baccalà ‘MantecaTTo’ (andato) e un risotto alla liquirizia. Che lo chef non ha mai fatto e non ha la liquirizia. E ai clienti che chiedono il tonno (che non c’è) e rifilano il pesce spada?

L’aiuto cuoco denuncia il cuoco: Elia non butta niente e c’è roba marcia in frigo.

Il risotto alla liquirizia senza liquirizia… ne vogliamo parlare? E provano a rifilargli l’aceto balsamico al posto della liquirizia. A Colonna?!

Gnocchi inguardabili: “Sembra bava di lumaca” dice il sous-chef.

La cosa bella è che uno schifo, truffano e se la ridono in cucina.

“E’ una presa per il culo!” dice Colonna. E Filippo fa finta di scendere dal pero. E se la ride. “Sono rimasto offeso da questo piatto. Non faccio il meccanico. E’ una questione di rispetto”.

Roba da chiamare i Nas. Questi sono ‘ritagli di filetto’. “Non ho parole” dice Colonna. Ci vorrebbe solo una gran ‘paliata’ ai due fratelli… Pubblicità.

L’aiuto cuoco si smarca dagli chef e continua a fare il cicerone negli orrori dei frigo e dei luoghi inutilizzati. Ci sono persino 4 costosissimi erogatori di azoto. E una cantina ‘sprecata’.

“Ho visto cose al limite della decenza: i clienti vengono presi in giro fin dall’arrivo. E avete preso per il culo anche me. Avete messo aceto balsamico al posto della liquirizia. Avete pensato che lo chef se magna tutto, pure ‘ammerda”. Filippo non ha capito la gravità della cosa. “La disonestà è un boomerang” dice lo chef. Eh sì, è propria disonestà. E idiozia. “Noi a venezia abbiamo un po’ la cosa di prendere in giro per persone, perché cambiano sempre” dice Elia.

“Chi vuole fregare resta fregato” dice lo chef.

Lo chef ‘acchittato’ per la festa di Carnevale e il ritratto di Casanova anche no, però.

Biscotti rotti e torte industriali: 9 euro a testa costa tutto ciò.

Confronto coi clienti: approssimazione, sporcizia, strafottenza la sintesi dei commenti.

Per rimettere i fratelli sulla retta via li porta a Murano. Un secchio di vetri rotti a rappresentare gli errori che devono diventare un unico nuovo inizio.

Dagli errori fatti nasce un oggetto, simbolo della trasformazione: un decanter.

Ma quanto durerà il rinsavimento di Filippo? Intanto lo chef mette la squadra a pulire, dal frigo alle cantine, con tanto d inventario della cantina. E parte anche il makeover.

Siamo al makeover: qua però ci vuole un miracolo, psicologico proprio.

Nuova navetta, nuova insegna e nuova hall, essenziale. Tolta tutta la confusion, candeggiato e tinto il soffitto di bianco.

Come sempre, bella la nuova stanza. E la mamma già pensa ad alzare i prezzi.

Riattrezzata anche la terrazza, ora anche coperta e con un grill nuovo di zecca, con tanto di acquario.

Rifatta anche la colazione, ma sono convinta che non durerà.

Nuovo menu. di tradizione, con attenzione particolare al vino. Ecco il nuovo baccalà con la polenta.

La strategia parte dal vino e si volge anche alla clientela business, da attirare con spazi, degustazioni e momenti incontro. “Il tutto compreso è segno di civiltà” dice lo chef: basta pagare tutto a parte. SACROSANTO. E Filippo penso abbia sentito la benedizione ricevuta.

Festa e riscoperta del sotterraneo: la cantina fa il suo effetto.

E col successo, non facile, in tasca, lo chef è pronto a ripartire. “Sono finite le vacanze” dice Filippo con uno sguardo davvero motivato. Un miracolo. Speriamo continui davvero così.